DEL BAULE RITROVATO
( libri andati e tornati, libri defilati, libri lontani, libri non trovati, libri ritrovati, libri sconosciuti, libri ingiustamente dimenticati o accantonati....)
altre occasioni di lettura
“Per il resto della mia vita sono sempre stato qui”
Sergio Ragno, Io m’infilo dappertutto, edizioni Saecula, 2012
Il sogno americano e le sue tentacolari manifestazioni hanno due rifrazioni: una vissuta sul suolo statunitense e l’altra restituita attraverso lo sguardo europeo. Tasselli dell’immaginario collettivo, prima ancora che stereotipi, che si riflettono in un magico gioco di specchi. Sergio Ragno ha saputo dare corpo e voce a tutto questo, leggende latenti o iperbolici scenari. Story teller lui con le migliori credenziali ha dispiegato le vicende di altrettanti story tellers, dando così inizio ad un gioco incessante di scatole cinesi nell’impianto narrativo. I personaggi sono collegati da fili più o meno visibili da un racconto all’altro, da una storia all’altra per più linee di ambientazioni e periodi e caratteri. Ronnie l’immancabile bar tender, Robert J. Dixon pittore caricaturista, Mick Salerno gangster anni ’20, agenti FBI sparsi dovunque, colombiani narcotrafficanti, ubriaconi impenitenti, l’imbucato professionista Jack B. alias Standford Reed, il Navajio e i suoi incantesimi….. davvero non manca niente del ricco catalogo di pattern culturali, filtrati da letteratura e pellicole. Tributo discreto, mai eclatante o da manuale, dello spirito dei New American Dream dentro e fuori gli schemi. In trasparenza passano il leggendario hard-boiled al pari di donne fatali, volti malamente dipinti, serial killer. La scenografia è quella dei pannelli per vecchi cantastorie e marionette della tradizione italiana, immaginifici e vitali con colori forti e disegni estremamente evocativi. In un viaggio lungo i quattro punti cardinali si gironzola nell’America rurale e in quella cittadina, qui tutti gli scenari valgono un’apparizione tanto i marciapiedi di New York quanto i campi del Nebraska. Sono quelle terre cantate da Woody Guthrie e Bruce Springsteen. E tutti questi formidabili narratori delle pianure non sono mai copie dei modelli, ma hanno profili ben delineati e ragioni letterarie da vendere. Sergio Ragno ci restituisce un affresco autentico e ben orchestrato, che non concede mai una sospensione nella lettura. Toccherà a Ike Bernstein a chiudere la parata dei vari story tellers, quando comincia a scrivere le storie di tutti gli altri. Perché è proprio così che si dà una svolta quando la noia rischia di diventare una specie di amante onnipresente. Il mondo osservato da uno sgabello risulta il riassunto di tutti i precedenti vissuti.
Elisabetta Beneforti