GABRIELE GRECO
da Bruciaglie, peQuod, 2022
Appunti di poetica
Scrivere scrivere:
affacciarsi a balconi di noia
decorticare dolori
lenire orticanti rovine.
Sottrarre scavare e mai aggiungere:
dissotterrare urne sepolte
tombe di sassi
a mani nude
e schiantarsele.
Ridar luce a limacciosi antri
dove i passi nostri affondarono
un tempo: e da allora
Sibilla più non v’entra.
Battezzare spogliarsi defluire:
lasciar decantare detriti
ché avviluppati all’anima forse
non chiedono di rimanere.
Limare raffilare restaurare:
errare nel labirinto dei segni
ritrovare il filo
(forse rosso?)
d’Arianna
e ritracciare alfabeti
d’infanzia.
Restituire memorie:
seppur minime
stele
disadorne di gesso
dell’esserci stati.
Luce obliqua d’inverno,
come chiesa di gesso ti attraverso tutta,
verso un antico e perduto dolore
del tempo. E senza tempo, immobile,
nel tuo abbraccio di polvere e di madre,
mi arrendo.
Io ho dei ricordi
ma sono tutti sfocati.
Un sentiero
di ovatta
dai capelli tuoi
alla fronte.
Una pausa.
Una stella mesta.
Era beatitudine?
Poi giù
verso il naso
passando
dagli occhi.
Il loro blu
era intenso
e perduto
come cobalto
di mare.
Vi navigai.
E mi arresi.
C’era
la tua bocca
tutta
rossa-dischiusa
da baciare.
Nell’intenso
inatteso
passato
soltanto
è permesso
sfiorare
quei fiori
che sfioriscono
al buio.
Fra le altre
perle
di schiuma
e di gesso
sei la sola
che resta.
E questo
forse
già basta.
Che lieve
tu sia
amore.
Non importa
se il tuo cuore abbia
taciuto
o si sia voltato
dalla parte sbagliata,
sognando lune
da afferrare
o stelline di carta
da desiderare.
È l’amore forse che vince.
Addosso
hai una croce
senza chiodi
perciò sei libera.
Giorno dopo giorno
anche l’anima sussulta
nei nostri corpi esausti.
È lotta di notte e forse lo sai.
Giorno dopo giorno
nell’attesa di promesse
i cuori sbiadiscono infranti.
Allora
non saremo più
di solo sangue.
Fra me e te l’essenza si farà livida.
Giorno dopo giorno
in punta di piedi
entriamo nella basilica
del nostro amore
fino a giungere
all’altare di noi.
Fuggiremo
poi scalzi
(evaporati i pensieri).
Mistral
Le colline d’ocra dormono
mute e tu sei ormai altrove.
Nel paese del vento, ricorda,
nessuno più abita quella casa.
La strada sussiste a malapena.
Dispersi viviamo ora
dentro mura d’oblio,
come uccelli in preghiera.
Gabriele Greco nasce nel 1978 a Fucecchio (Firenze).
Dopo il diploma di maturità classica al Liceo Ginnasio Statale Virgilio di Empoli, pubblica le sue prime due raccolte di poesie: Lieve, stelle in processione (Titivillus, 1998) e Petali notturni (Titivillus, 1999). Frequenta la Facoltà di Lettere presso l’Università degli Studi di Firenze, laureandosi in Teoria e Critica della Letteratura con una tesi sul poeta e pittore francese Henri Michaux. Dal 2015 vive in Svezia, a Örnsköldsvik, dove insegna italiano, francese, spagnolo e arti visive in un liceo. Nel 2020 pubblica quattro sue poesie inedite in Affluenti. Nuova poesia fiorentina. Vol. 2 (Ensemble) e nel 2022 esce la sua ultima raccolta di poesie Bruciaglie (peQuod). Nel giugno 2022 ad Ancona, partecipa a La punta della lingua, Festival Internazionale Poesia (17° edizione). Nel settembre 2022 è finalista con la poesia inedita Cardeto al Concorso “Se vuoi la pace prepara la pace” indetto dall’Università per la Pace, dalla Regione Marche e dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e a Spoleto riceve il Premio Internazionale Menotti Art Festival per la Letteratura 2022. Nel dicembre 2022 una sua poesia inedita, Labirinti perpetui, è selezionata e pubblicata nell’Agenda poetica 2023 (Ensemble). Alcune poesie sono state pubblicate su diversi blog e riviste letterarie italiane ed estere.