INDIPENDENTI LETTURE
dedicate alle case editrici molto indipendenti e alle loro interessanti proposte
MADRE TERRA E CIELO
Gary Snyder , Pericolo sulle cime, elemento15, 2022
Danger on peaks di Gary Snyder è uscito a venti anni dalla sua precedente raccolta, finalmente in traduzione italiana per la casa editrice romana “elemento 15”. Non è questa una sorpresa all’interno percorso poetico e esistenziale per l'ormai ottuagenario poeta, fra gli ultimi della sua significativa generazione a non aver ancora lasciato il pianeta. I 'battuti e beati', ovvero la comunità di artisti radicali che dal Greenwich Village si sono avviati in più direzioni, di vita e di pensiero politico. Snyder in particolare percorrerà la strada del buddismo zen parallelamente all'attenzione per le tematiche ambientaliste. La sua poesia è da sempre profondamente animata da queste due esperienze e Pericolo sulle cime ne rappresenta un ulteriore svolgimento. Da subito la lettura ci apre un mondo dove si accede per trovare una nuova attitudine nel respirare, nell’ entrare in autentica connessione con madre natura. Seduti su un terreno polveroso/ scrocchiante di foglie secche/ a sud rumore d’autostrada,/ ombre di noce nero,/ con le gambe incrociate, caldo/ ci scambiamo brevi poesie. Comincia e prosegue un viaggio senza fine dentro il paesaggio nella sua autenticità e composizione, cui non manca spesso la cornice di ritualità ancestrali. Allora le poesie accolgono immensità oceaniche e celesti, montagne incantate e boschi indenni alla civilizzazione estrema, animali selvatici come compagni di cammino.....L'immersione risulta totale e la scrittura è l'occasione eccellente per raccontare i luoghi naturali e “lo spirito della terra”. Spiriti delle piante aspettate un attimo/ Per favore tornate e sorridete. L'attitudine di Snyder appartiene all'understatement della sua formazione, mai abbandonato e ottimo cibo per la mente. La sua scrittura è connessa a una dimensione di vita “immediata, intima, di piccoli fatti e intuizioni”, assolutamente al di fuori da qualsiasi retorica o metrica codificata. Insomma il poeta sta ben lontano dall'io lirico come dal demone dell'analogia. Le sicure colonne della poesia occidentale vengono smontate anche grazie al suo percorso zen e all'esperienza diretta con le culture native, di cui non mancano riferimenti ed elementi fondativi. Leggiamo una poetica imbevuta di più suggestioni, che in definitiva sono esperienze di vita. Si tratta di una ricerca continua e continuativa dove non esiste un confine definibile fra vita e poesia, perché non sono mai differenti scene di rappresentazione quanto piuttosto testimonianza l'una dell'altra. Quello che scrive Gary Snyder è politico e la sua scrittura è militanza pura. Il filo rosso in questo si unisce con la concezione della “wilderness”, vale a dire l’esplorazione della nostra parentela con la natura che è fonte unica per ogni tipo di vita. Il rimando immediato è a un altro testo di Snyder, Nel mondo poroso – saggi e interviste su luogo, mente e wilderness, in cui afferma che ogni cosa su questa terra sfuma e si interseca nell’altra dal momento che il nostro mondo è tutt’altro che schematizzato. Nel suo attivismo come nella sua poesia rimane un grande e onesto cantore del pensiero ambientalista, tra gli ispiratori del bioregionalismo e dell’ecologia profonda. Una testimonianza la sua a cui dare ascolto nei nostri giorni cementificati, gentrificati, segnati dall'ego ipertrofico. Leggete leggete leggete a perdita d’occhio come lo sguardo dalla cima delle montagne incredibili della West Coast.
Cose che si spargono
rotolandosi e srotolandosi, impacchettandosi e spacchettandosi,
- questo penoso transitorio mondo.
Elisabetta Beneforti
FOGLI SULLA SCRIVANIA
Abdellatif Laabi, Sul filo della speranza, Astarte, 2020
traduzione di Carolina Paolicchi
Spesso i poeti si domandano cosa sia la poesia, che caratteri abbia il loro rapporto con lei, quanto la poesia come strumento di vita possa essere utile in differenti percorsi esistenziali. Ecco che Abdellatif Laabi con L'espoir à l'arraché (Sul filo della speranza, in traduzione italiana per Astarte) ci consegna le sue risposte o perlomeno un tentativo sincero di offrirne alcune. Laabi nasce a Fes in Marocco nel 1942 e, dopo 10 anni di reclusione per reati di opinione, dal 1985 vive in Francia in esilio volontario e adotta il francese come lingua della sua scrittura, in cui si sommano magicamente la tradizione poetica nordafricana con quella europea. Già poche note biografiche danno misura della sua parabola artistica e dei punti attorno cui ruota la sua pratica poetica : la poesia è per una maggiore vicinanza e consapevolezza; la poesia unisce pubblico e privato, per lui il personale è definitivamente politico; la poesia diviene anche preghiera per il mondo, interrogandosi sul destino di quest'ultimo ;la poesia è compagna di vita; la poesia è “una dea pagana”. Non ho più il tempo/ della pazienza/ Lascio la prudenza/ ai poeti del realismo/ ai pittori del compromesso/ ai musicisti della serenità/ Ho voglia/ di una vera fine/ e di un vero nuovo inizio/ di una riconfigurazione dell’Universo.
Allora la poesia di Laabi è una lunga parola che racconta il mondo al suo interno e al suo esterno e lo fa con realtà e compassione, senza mai perdere di vista il filo doppio che lega l’uomo alla Storia (delle migrazioni scrive la bellissima Aylan di Siria). Le ferite appartengono indistintamente a luoghi e persone, sono individuali e collettive, sono a trecentosessanta gradi diffuse e riguardano responsabilità plurime. Lo sguardo sconsolato di Laabi su “l’epoca oscura”, vale a dire su un’umanità alla deriva, lo porta a fare dei suoi testi un grido di condanna e la voce ‘speranza’ nel titolo è di fatto una dichiarazione di resistenza. Quella “passione per la vita/che rasenta l’indecenza” ci suggerisce che ogni visione del dramma, nonché i drammi stessi, sottende un amore dichiarato per l’esistenza in quanto tale, al di là di umiliazioni, morte, violenza. Un amore manifesto e puro che anima come un soffio leggero le poesie di questa raccolta, un sentimento che si fa “amando” perché anche l’amore è una risposta. Laabi è poeta civilmente lirico, il suo io si dissolve in quello di tutti, ecco la bellezza dei suoi scritti. Il sogno si aggiunge come una costante, un filo rosso fra le maglie di dolori e angosce. La realtà oggettiva non può che sottomettersi a lui in Tre gloriose, dove si chiedono tre giorni di tregua per la pace universale e per ritrovare “un appetito di futuro”. Il messaggio ultimo di Sul filo della speranza è che come la poesia può cambiare il mondo, così noi possiamo cambiarlo con intelligenza e comunanza. Queste poesie sono per noi un autentico abbraccio fraterno.
Un lavoro preziosissimo di traduzione, quello della casa editrice Astarte , vale per l’opera di Abdellatif Laabi al pari degli altri titoli in catalogo, frutto di attenta ricerca sulle plurime sponde letterarie del Mediterraneo.
Elisabetta Beneforti
OCCHI BLU E SPIRITO SELVAGGIO
Dorothy Wellesley, Matrix, Magog, 2023
traduzione e cura di Davide Brullo e Fabrizia Sabbatini
Quello di Dorothy Violet Wellesley è un destino davvero singolare, come un ossimoro, come una bella capigliatura con più elementi intrecciati, discretamente decorativi o meno. Talentuosa quanto irrequieta, aristocratica e sfacciata, vezzosa e pioniera del pensiero radical. Nata nel 1889 dentro l’alcova consolatoria della buona società inglese, giovanissima va in sposa a Lord Gerard Wellesley da cui ha due figli, a seguire la fuga d’amore con Vita Sackville-West e l’attività letteraria nell’ambito del prestigioso circolo di Bloomsbury ( Hogarth Press pubblicherà la sua raccolta di esordio e sempre per la Hogarth curerà la collana “Living poets”). I suoi segmenti di vita segnalano anche la significativa amicizia con William Butler Yeats, che non mancava mai di elogiare la poesia di Wellesley come la “più nobile che abbia incontrato in questi ultimi anni”. Tuttavia le porte si chiudono per lei, dopo altri corsi e ricorsi, alla morte avvenuta nel 1956 in totale lontananza da tutto e da tutti. In verità, dal punto di vista di visibilità letteraria, quelle porte non si erano mai spalancate proprio per sua scelta, desiderando rimanere fuori dal mercato librario e dai suoi riflettori. Una vocazione poetica tratteggiata dall’ossequio alle tradizioni e la trasgressione, da una vita priva di preoccupazioni materiali e disseminata da dipendenze, una vocazione che ha dato vita a versi noti solo negli ambienti culturali dell’epoca e dispersi poi fra biblioteche e antiquari.
A soffiare via la patina di odioso oblio dall’opera di Dorothy Wellesley, arriva nel novembre 2023 la prima traduzione italiana, Matrix per Magog editore. Questo pregevole libro riunisce i diciannove movimenti del poemetto Matrix con una selezione di poesie scritte successivamente (tratte da Desert Wells e da Early Light). Si tratta di un numero non voluminoso di testi, che comunque bastano da soli a definire una poetica ben delineata e senza indecisione alcuna. Dentro immagini dotate di vivido espressionismo vita e morte conversano alternandosi, alle soglie di una poesia ‘gotica’ per gli elementi scelti e per un generale sentire. Il corpo, gli spettri, il sonno, i sogni, buie figure si manifestano in una versificazione secca e decisa. Dorothy Wellesley non conosce lo sfumato o il tratteggio, ma pennellate materiche, dunque le sue poesie non alludono quanto definiscono. E la bellezza sta proprio in questo, nelle parole che non cercano scorciatoie e saldano caratteri contemporanei a tratti classici. La poetessa caustica, tagliente e incisiva sembra seguire soltanto le sue linee di pensiero, accogliendo appassionata più tracce. Il maschile e il femminile, ad esempio, si uniscono nella trama straordinaria del poemetto Matrix, con il fine ultimo di dipingere (una pittura sfrenata alla Turner) fuochi e oscurità, dolore e amore, speranza e crudeltà, speranza e nichilismo. Un “airone della poesia britannica” da non perdere per nessuno motivo.
Una voce forte, la sua, che ha cercato un proprio percorso poetico finalmente accessibile alla lettura oggi dopo quasi un secolo. Grazie a questa raccolta uscita per Magog, arricchita da una interessante scelta di lettere fra la poetessa e William B. Yeats.
Elisabetta Beneforti