Fausto Paolo Filograna
poesie edite da Persona , Ladolfi Editore, 2017
Eravamo a Gallipoli notte piena
eravamo pochi e bianchi faceva freddo
non ho voglia di mangiare questa notte
eravamo suicidi e battezzandi
attraverso la strada principale si arriva presto
fiammelle sopra la spiaggia fino a chilometri dal mare
la bionda seduta è vestita uguale all’altra
e ha gli occhi di un uomo morto
fermate la bionda non sopravvivrà
ha gli occhi di chi se lo prende il mare
un tizio con una torcia è messo a scacciarci
siamo troppi e puri come bestemmie
siamo santi e tutti troppo prossimi alla morte
un’estrema pulizia regna incontrastata tra gli
[ombrelloni e il mare.
Da una parte, lontano cade una chitarra e non fa rumore.
Questo è il momento di chiedersi
ci sarà pelle? Ci sarà
carne lungo tutte le strade le finestre
lungo tutti i nomi scritti sulle porte
ci sarà vita dentro? e ancora passando
con un soffio di vento per piedi ci sarà
vita dentro? e ancora ci sarà
vita dentro?
Dietro i muri intonacati non emerge spessore di muscoli
chitarre di cemento armato
girandole che conobbero il movimento
hangar che conobbero l’urlo delle catene.
Ricordo di piazze desolate, grandi bocche, quelli
furono i loro denti, le case
morte per fame, magre per attesa,
lampioni nella violenza dello spegnimento
furono i loro occhi
e tutto giace nella confusione della luce
e del buio e di ciò che si può solo vedere.
FATE PRESTO SI CHIUDE
Quando cadde quella colonna dicono i vecchi
terribile fu il rumore che fece
ma loro sono sordi
e nessuno sa più niente dell’udito.
Occhi furono tutto ciò
occhio fu Dio nei secoli dei secoli
ab aeternum ecco l’eternità
ciò che si può solo vedere
la perfezione al massimo riflessa
e mai grande abbiamo peccato
dicevano i vecchi abbiamo peccato. Pietà per il sole.
Un sole splendente come mille vetrine o stelle
ricordò la Verità
e la Verità era l’ombra per terra e la luce sui corpi
senza sole dicevano i vecchi
ci saremmo amati abbracciati confusi
senza mai vedere noi stessi
senza mai dunque dimenticarcene.
Su questa città, sole o non sole,
splendeva una luce
e gli anziani sbalorditi ai loro occhi
dimenticarono se stessi
vedendo la luce che li illuminava.
Come dirti tutto, Alice? Come dirti
niente? Mentre penso al mio domani
senza domani al possibile impotente, al gioco, alla morte, io voglio
[dirti
che amare è questa vita, che perdite di tempo
è tutto il ricamarci sopra che ti sembra tanto grande
[ora
che mi fissi per sbaglio fissando il gioco
di una busta dietro di me,
e intanto ti dico è il tempo
che ci vuole, che è tempo la vita
e responsabilità e concentrazione. Tu svolazzi
e pensi al volo e io penso al tempo e a me e alle
[parole
dette a mio padre ieri l’altro: la sposerò,
vedrai. Mentre mi dico la vita è altro –
e è per te. Mentre il sole tramonta
e vorrei mostrarti il mistero che chiude il mondo.
Perché non più fare
è possibile. Tutto
è finito
e mai cominciò niente, mai
comincerà.
Tutto è finito, Alice, è finita l’azione,
la possibilità, la libertà. Niente
è mai stato, nulla poteva essere diverso,
nulla è cambiato.
Forse un giorno
ci alzeremo
come chi ha sognato di correre,
qui, come sempre. Con una faccia preistorica,
e la delusione di chi ha sognato
un’altra vita. Ascolta: il vecchio
ha cantato: anánke, anánke
metér anánke. Viene il sonno
piano piano, viene scuro
dalla finestra a un tratto un mare bianco appare: Itaca
Itaca falsa di falsi dei
Itaca dei poveracci
galleggiando
mi rimetto a te
Fausto Paolo Filograna si laurea in Lettere antiche nel 2014 e in Filologia classica all’Università nel 2017, con tesi sul teatro antico. Studia drammaturgia, regia teatrale e pianoforte in conservatorio. Nel 2016 va in scena come regista e drammaturgo con “Le Baccanti, ovvero Il processo”, riscrittura a due delle Baccanti di Euripide. Nel 2017 esce “Persona”, sua opera poetica d’esordio con Giuliano Ladolfi Editore, già finalista come silloge nel premio Poiè – Le parole sono importanti e vincitrice del premio “Elena Violani Landi 2018” per l’opera prima. Collabora da anni col Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna e come editor per Giuliano Ladolfi Editore. Suoi contributi e poesie sono apparsi su Poetarum Silva, ClanDestino, Poesia Ultracontemporanea, Il Pickwick, QuidCulturae, Midnight, YAWP, Libero Pensiero. È stato pubblicato un suo saggio sulla schizofrenia per Midnight Magazine. Attualmente lavora a una traduzione di “The Bounty” di Derek Walcott (1997) e alla produzione di uno studio sull’ontologia in Proust.
Cinzia Della Ciana
poesie edite da Passi sui sassi, Effigi Edizioni, Arcidosso, 2017
LA ROUTE
Canto il cammino, nostro presente.
Meta è il passo sasso non teme,
lo compie la mente
pronta risposta la staffa preme.
Passo che passi a furor di colori
muti la scena fuori
cambi noi dentro
ignote rendi le porte in cui entro.
Fedele non mi trattengo, sulla fronte
incise conservo le impronte.
Se le gambe stanche saranno
il fiume ci trascinerà senza affanno
in questo cammino avvinghiati vicino
le scarpe con te voglio scambiare,
ancora nastro, fausto scorrere, srotolare.
La strada dà il senso al nostro canto,
sarà così:
d’improvviso scoprirsi arrivati,
col viaggio che ci avrà fatti e inventati.
QUESTA VITA
Questa vita ch’è spaccata a metà,
che mi spezza in mezzo,
mèta è vivere ancora un pezzo,
l’altro.
Imbuto che risucchi me lungo e mugghi
e fame d’aria sputi,
nel pneuma sto senza posa
altalena di volo e resa.
Questa vita è vita che consuma.
Mi accascia e mi esalta,
ho paura che se mi giro salta
e mi lascia.
NON PIù SPECCHI
Solcati, te li hanno cerchiati
nella livida seppia,
questi occhi non più specchi,
piccole buche vaghe di nebbia.
Tizzoni roventi di parola accesa
attrice muta t’hanno resa,
paresti imbelle che lascia
abbassare l’ascia a scudisciare
la pelle appesa.
Ti hanno incisa, uccisa
colla pupilla bianca dove si stampa
stanca l’acqua che non scorda
occhi già nella tua pancia.
Chiudili ora,
che non abbiano più orecchi
questi pezzi di pozzo a spicchi.
Dormiti.
LE REGOLE DEL GIOCO
Grido indignato donna conserva.
Foss’anche solo l’urlo di un attimo,
l’istantanea ribellione ch’affiamma,
strizza l’angoscia e strilla la campana,
gratta la bile e schizza.
Sii dannante donna.
Quando risuona inquieto l’abuso
del paradosso, prima che di nuovo
si torni a giocare le regole del gioco
non scordarti il fasto del fuoco.
Che il rogo non è mai finito.
E l’oblio non è dell’abiura.
EX MORTE VITA
Carcassa cava
vampiri e fulmini
il midollo ti hanno aspirato.
Tronco maiuscolo
senza peso e senza crollo
pendi serpenti
annodati tra le radici tue
sollevate.
Ma non sei bruciato
e virato d’avorio resti
il paradosso di un osso
che gemma la vita.
Albero scheletro fronda.
(Strada del Tedesco - Val di luce)
La prima opera narrativa di Cinzia Della Ciana è “Quadri di donne di quadri”, raccolta di racconti edita da Aracne nel 2014, per la quale è stata premiata al World Literary Prize 2015 a Parigi e al Tagete 2015 di Arezzo. Un suo racconto, “Lacrimosa”, è presente nell’antologia “Racconti nella rete 2014” fra i vincitori dell’omonimo premio. Per altri racconti inediti ha ricevuto vari riconoscimenti (al “Portovenere – Le Grazie 2015”, al “Città di Pontremoli 2016” e al “Pegasus 2016”).Del maggio 2016 è il romanzo edito da Effigi “Acqua piena di acqua” che segna il momento di svolta per l’autrice, la quale affina sempre più il linguaggio naturalmente lirico che caratterizza la sua scrittura. L’opera riceve prestigiosi riconoscimenti (premio “Pianeta Donna” al Montefiore Rocca, Fiorino di bronzo al “Premio Firenze 2016”, primo premio al Tagete 2016, secondo premio al “Portovenere – Le Grazie 2016”, la “Targa Città di Cattolica” al “Pegasus 2017” e “Premio speciale della Giuria” al “Città di Pontremoli 2017”).
La silloge poetica “Passi sui sassi” – il cuore della qui completa raccolta – si era già classificata al secondo posto della poesia inedita nella graduatoria dei finalisti al premio “Astrolabio 2016” di Pisa; già alcune di quelle liriche avevano valso il secondo posto dell’inedito al Premio Casentino 2016.
Federica Fiorella Imperato
poesie edite da Geografie interiori, Aletheia, 2018
con illustrazioni di Francesco Moretti
ho piantato radici forti
che non toccano terra,
seguono i corsi d’acqua
i venti tempestosi
le maree e gli uragani
e nulla
può spezzarle
qui tutto è partenza
è inizio
di un nuovo viaggio
a confronto con me stessa
mi ritrovo nell’altro
silenziosa mi rivolgo
e ascolto:
c’è bisogno di spazio
c’è bisogno di tempo
dietro penne e sigarette
nascondo
l’impalcatura nostalgica
di questa mia essenza
rigogliosa
cercami se vuoi
in una quiete silenziosa
spezza l’ansia
sfilaccia la tela
tesa
tessuta senza possibilità di luce
tra le corde di una chitarra
risiede il mio appiglio
alle cose del mondo
e lì che vivo e ondeggio
senza dovermi inventare
l’equilibrio
che qui nasce spontaneo
sentire forte l’esigenza
di non cadere ammaliati
tra le braccia
delle comodità del mondo
plastiche di felicità
combattere contro la voglia
di sentirsi uguali
alle cose semplici del mondo
semplicemente tristi
ricordarsi chi sono
cambiare restando
non tradirsi
mai
sono nata rotonda
il quadrato non è la mia forma
cercare cercare cercare
andare avanti
indietreggiare
tornare
non sapere
cosa volere
ma tenere tutto già scritto – dentro
Mi chiamo Federica, fin da piccola ho imparato a non avere paura dei cambiamenti e a viverli quasi come un atto quotidiano.
Sono laureata in Lettere moderne all'Università di Bologna, collaboro con Animavì- Festival internazionale di cinema d'animazione poetica, scrivo saltuariamente per alcune riviste online.
Geografie interiori è la mia prima raccolta di poesie, nata da un’esigenza di rompere le cose che mi fanno inciampare o stringere il cuore, ma anche per unire i frammenti della mia inquietudine allegra. Tutti gli scritti si basano sulle mie esperienze di donna che si contraddice continuamente per trovare l'equilibrio tra ciò che sono e ciò che vogliono che io sia.