la pagina viene presentata per gentile concessione dell'autore a Pioggia Obliqua
“Sono un uomo che si fa sempre più albero in un paesaggio di alberi che si fanno sempre più uomini” (“Homo Radix. Appunti per un film documentario”)
"Ho dedicato alla poesia diversi anni della mia vita. Ho scritto poesia, ho tradotto poesia, ho dipinto letto performato ascoltato editato pubblicato poesia. In Piemonte ho fondato e diretto per un lustro il Festival Torino Poesia, a cui erano legate le Edizioni che hanno pubblicato una quarantina di titoli che stampavamo in tirature da cento copie ciascuna e distribuivamo direttamente in libreria. E’ stata una esperienza di totale libertà che ha arricchito coloro che parteciparono. Molti di noi, a distanza di qualche anno, ancora la rimpiangono. In quegli anni ho maturato una serie di opinioni e di idee che poi mi sono state utili e feconde, così come viaggiando ho potuto incontrare boschi vetusti e alberi millenari che hanno alimentato due concetti che sono diventati preponderanti nello snocciolarsi del tempo quotidiano, ma anche nel mondo senza tempo e senza spazio che viviamo dentro di noi. Ho iniziato a vivere in un continente fra la carta e la corteccia, è sbocciata l’identità di Homo Radix che ho iniziato a indagare producendo libri, viaggi – quelle che chiamo alberografie – e diversi tipi di esperienza. Ho iniziato a scrivere sul quotidiano La Stampa e le case editrici maggiori si sono fatte avanti per commissionare opere: sono così sbocciati, fra i diversi, Il sussurro degli alberi. Piccolo miracolario per uomini radice che è uscita nella preziosa collana Piccola filosofia di viaggio di Ediciclo – nella stessa sono usciti titoli firmati da Davide Sapienza, Enrico Camanni, Franco Michieli, Franco Fresi, il Manuale del perfetto cercatore d’alberi (cartaceo per Kowalski, ebook ampliato per Feltrinelli Zoom), la trilogia delle bocche monumentali che sto terminando per Laterza (L’Italia è un bosco, Il libro delle foreste scolpite, Giona delle sequoie), il più recente che si intitola Ogni albero è un poeta (Mondadori). La sorgente della mia visione alimenta diverse forme di scrittura: la prosa quanto la poesia. E così nel mentre sono maturati anche due nuclei di poesie: il primo, Un quaderno di radici, è uscito per la collana digitale Zoom Poesia di Feltrinelli, riaprendo ufficialmente questo editore alla poesia dei contemporanei dopo trent’anni di allontanamento, il secondo va sotto il titolo di Musica per le foreste ed è in uscita per Mondadori, come allegato e prosecuzione dei testi in prosa de Ogni albero è un poeta. Nel mentre sto definendo i dettagli per un altro libro che uscirà per editore ancora diverso e di prima grandezza. Tutto è nato da questa serie di considerazioni che sono andate a definire, nelle ore mentre mi trovavo per la prima volta ai piedi delle sequoie millenarie di Big Sur in California, poi riprese in un breve documentario che il regista Mnuele Cecconello realizzò sul mio respiro:
«Sono un uomo radice. Sono un uomo che si è svegliato albero con fronde che si alberano al respiro dei venti, che raccoglie storie trasportate e veicolate da altre creature. Sono un uomo radice che trova gioia e pace nella sua nuova terra. Sono un uomo che ha trovato radici viaggiando nel mondo. Un uomo che cerca sempre radici. Sono un uomo radice che circola e tenta di stabilire connessioni, e conoscenza, con gli ambiente. Sono un uomo che si fa sempre più albero in un paesaggio di alberi che si fanno sempre più uomini. Sono un uomo che ha imparato ad ascoltare gli alberi e non se ne vergogna affatto. altro canto ogni poeta è destinato a farsi albero. Sono un uomo radice e questi appunti sono le mie ghiande, i miei racemi, i miei galbuli, le mie venature».
Tizianio Fratus per Pioggia Obliqua
da Un quaderno di radici (Feltrinelli, 2015).
da ARBOR, ARBORES
LA FORESTA D’ACQUE
Piove nel cuore
pietroso della foresta
e piove nel cuore
lento del mio tempo.
Salendo alla cima una goccia
precipita sulla pagina
del diario e si spande
a formare l’ideogramma
(PING – PACE)
Quelle acque non smettono
di corrodere la roccia.
Quelle nebbie non smettono
di rincorrersi le code.
Queste mani non smettono
di cercare il tocco della vita.
Ho guadagnato un grado
di parentela con lo stambecco
da LA VERGOGNA E ALTRI INCIAMPI
I CERCHI NEL GRANO
E’ un vizio di forma,
la delusione nei rapporti
nasce da quel che coviamo:
proviamo a fare combaciare
il cerchio col cerchio,
il rettangolo pel rettangolo,
il triangolo nel triangolo.
Dapprima lo disprezziamo,
dunque lo sogniamo,
infine ci cadiamo:
il cerchio nel quadrato
e il rombo nell’ellissi.
Incastriamo fin dove ci sta.
L’amore è una parola chiusa
che cerchiamo di spalancare,
è un giorno di festa e di canti,
di tavole imbandite e di fuochi
che vorremmo l’intera settimana.
La vergogna, dicevano le nonne,
sta negli occhi di guarda
da POESIE D’UN TEMPO
STUDIO SULL’ANDAMENTO DELLE ONDE SABBIOSE
Tu dici che sulle alture del Piemonte
non c’è il mare e ti spiace, d’estate
in quei giorni tutti in fila, l’uno
dentro l’altro, un bagno lo faresti,
un tuffo anche soltanto cogli occhi,
in quel modo d’abbandonarsi là
nel centro del blu, o del verde,
a seconda delle correnti che figliano,
dei desideri che t’innervano
proiettando sagome di balene e capodogli,
d’alberi maestri e vele che stracciano,
di moli e ragazzi appesi su tavole da surf.
C’è chi dice che in Piemonte esista
la più grande spiaggia del mondo,
dove generazioni di contadini
hanno picconato il suolo, maledetto
l’ostinata naturalezza della gramigna,
piantato giù manubri di materia organica,
rincalzando radici e pezzi di spago.
E’ una goccia preistorica confinata
fra i calanchi e le grotte del Roero,
i ritagli dei filari che corrono in groppa alle dune
addomesticate d’Alba, Dogliani, il Barolo.
Sono montagne russe che lambiscono Canelli,
l’Acquese, le ultime braccia dell’Ovadese.
C’è un mondo costretto a produrre
lettere Z: dolcezza, asprezza, fierezza.
A mungere il sole, a spiare le stelle,
a rastremare il vento, a selezionare poesie
dalla grana fine, figlia se non sposa del mare.
Le mani hanno cavato via spine dorsali,
costole, grandi mascelle di delfini
e balenottere del Pleistocene,
anticate dai tempi in cui le parole
fra gli uomini non avevano misura.
Dal Piemonte non vediamo il mare,
anche se piove così tanto che ci abituiamo
a vederlo in aria piuttosto che in basso.
Nei giorni di sole, giurano i vecchi,
serrando gli occhi, il vento partoriente
arriva dalla costa trascinando il suono
delle onde migranti: sono loro, le senti?
Sono loro che borbottano, le conchiglie
che rotolano, il fischio dei bambini
NON È FACILE PARLARE ALLE PIETRE
E’ venuto al mondo strappato via dal grembo
che l’ha allevato con le zampe a mollo.
Il padre porta le corna d’un bufalo e tira l’aratro
di famiglia, la madre mangia terra a colazione.
Le nuvole galleggiano nel cielo e non si fermano
mai sopra la sua casa, la pioggia scroscia un metro
prima e un metro dopo il confine del giardino,
il sole e la luna si nascondono e brillano sul mondo
intorno, le migrazioni evitano la loro precarietà.
Le voci non abbandonano il fondo delle bocche.
Tutto quel che sta nello spazio del cerchio qui
tende ad allungarsi in linee rette e spezzate.
A ora di pranzo s’avvicinano alla mangiatoia
d’un mondo passato, abbassano la testa e alzano
le dita, sussurrano un ringraziamento e siedono,
in attesa d’un segno. Non è facile parlare alle pietre.
VIDEOPOESIE E DOCUMENTARI
Su Youtube si possono trovare il documentario di cui sopra, titolo Homo Radix:
https://www.youtube.com/watch?v=qVs5Yd_b1Kk
Sulla scheda autore nel sito dell’Editore Feltrinelli si possono trovare tre video realizzati dal regista Fabio Gianotti e prodotti da Kosmoki: due videopoesie, Autoritratto invernale e Conversazioni col vento di Sud-Est, nonché un dialogo col poeta Gianni Marchetti dal titolo Che cos’è la poesia.
http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/un-quaderno-di-radici/
Quattro poesie sono da me recitate: una tratta da Un quaderno di radici – Autoritratto di paesaggio con gelso – e tre dall’ultima raccolta, Musica per le foreste – Il seme del tuono, Il seme di Dio, Il seme del cammino degli alberi-elefante.
https://www.youtube.com/user/homoradix
Nota bio-biblio
Tiziano Fratus è residente in ogni bosco che ha attraversato. Durante viaggi in Estremo Oriente, Stati Uniti e Europa, conia i concetti di “uomo radice” e “alberografia”, iniziando a pubblicare una serie di opere legate alla natura, all’identità e agli alberi monumentali, fra le quali Manuale del perfetto cercatore d’alberi (Feltrinelli), Il sussurro degli alberi (Ediciclo), la “Trilogia delle Bocche Monumentali” (Laterza) di cui sono già in libreria L’Italia è un bosco e Il libro delle foreste scolpite, mentre nel 2016 uscirà Giona delle sequoie. Il suo ultimo libro è Ogni albero è un poeta (Mondadori). Firma la rubrica Il cercatore di alberi per il quotidiano torinese «La Stampa» e realizza mostre con scatti tratti dal suo crescente archivio fotografico. Ampia è la sua produzione in versi, le ultime raccolte si intitolano Un quaderno di radici (Feltrinelli) e Musica per le foreste (Mondadori), mentre traduzioni in diverse lingue sono uscite su riviste di respiro internazionale quali «Poetry International», «Los Angeles Review», «Studium», «Ars Poetica», «Tabacaria», «Les Citadelles», «DiVersos», «Gradiva». Selezioni in volume della sua poesia tradotte in altre lingue sono uscite in Stati Uniti, Svizzera, Singapore, Argentina e Brasile. Per il suo percorso editoriale ha ricevuto nel 2012 a Pistoia il Premio speciale Ceppo Natura e nel 2015 a Torino il Premio Le Ghiande del Festival Cinemambiente. Sito: www.homoradix.com
"SONO UN UOMO RADICE"