GABRIELLA MUSETTI
Una scelta di poesie edite da
Un buon uso della vita , Samuele editore 2021
Sylvia Plath
le donne che non mettono la testa
nel forno
sono tutte matte tutte ad aspettare
che qualcosa cambi – cambi l’amore
l’umore perfino il destino
che proprio un mattino si desti
un destriero di luce
che le porti via
lontano da questo mondo ombroso
da questo mondo tondo e spietato
senza empatia
Amelia Rosselli
le donne che non volano dal balcone
giù nella chiostrina
trovano dentro la forza
di aspettare
la cantilena delle voci matte
mezzo sentite
mezzo immaginate
nel vortice del vivere distratte
lei era morta
nel giardino vicino a casa
quattr’ossa rinsecchite
una vocetta acuta
portava a spasso
il cane
seduta su una panchina
sola a godersi il sole
anche lei è morta di mattina
facendosi il caffè
presso l’acquaio di cucina
l’hanno trovata
riversa a terra – sola
e sola è rimasta
se n’è andata
senza una parola
era morta davanti allo specchio
mentre si truccava per uscire
un occhio spalancato uno chiuso
a tirare la linea sulla palpebra
la traccia l’attesa la sorpresa
ciò che vide nell’orbita spenta
era denso e molle come placenta
INTRODUZIONE A Un buon uso della vita
DI CHIARA ZAMBONI
Le donne per strada camminano veloci in una direzione o in un’altra, affaccendate, sorridenti o serie, con lo sguardo preso da qualcosa. Infinite vite in movimento. Ma verso dove? Quali sono i loro impegni? Com’è la loro esistenza?
Gabriella Musetti le segue con questi suoi brevi testi poetici. La vita offrirebbe molto a queste donne, se colta nel suo lato inaddomesticato, ma l’autrice ci mostra donne che vivono per lo più a caso, irrisolte. Con una vita incerta. Sono affaccendate e prese da tanti impegni – questo sì –, ma la trama della loro vita è sfilacciata e si sfalda perché non c’è un orientamento che le guidi e con il quale esse mostrino un disegno riconoscibile. Come tutti, le donne, nascendo, trovano a caso la loro collocazione nell’esistenza, ma per di più molte hanno continuato anche dopo a muoversi a caso nella vita. Senza economia. Con una grande dispersione.
Di una donna orientata si dice in genere che ha saputo obbedire al proprio talento, alla sua qualità essenziale, che di frequente si mostra alla fine della vita come la trama di un destino a cui lei ha obbedito. Diremmo, affidandoci alla figura dell’Angelo, che un Angelo invisibile l’ha guidata, perché è il suo doppio che l’accompagna prendendola per mano fino alla morte, dove vedrà il proprio autentico volto.
Gabriella Musetti, nel guardare queste donne, non si affida ad immagini così eroiche e destinali, ma vorrebbe che le donne seguissero il coraggio più modesto e terra terra che Emily Dickinson in una lettera, qui citata, descrive. Quello con cui la poetessa è entrata nella foresta della vita, nonostante gli avessero detto del pericolo, e ha incontrato Angeli ritratti e timidi come lei, con i quali provare a fare un percorso assieme.
Una cerniera fondamentale del testo è quella di mettere in controluce le vite di queste donne anonime, segnate da una esistenza a caso, con le vite di donne che hanno invece rifiutato i binari di un’esistenza prescritta, si sono sottratte, in uno dei modi che abbiamo a disposizione e cioè il suicidio. Sono grandi poete quelle a cui il testo qui allude: Virginia Woolf, Marina Cvetaeva, Amelia Rosselli, Ingeborg Bachmann, Antonia Pozzi e alcune altre. Tutte hanno lasciato volontariamente la vita per un rifiuto e troppo dolore. E ciò mette in evidenza quelle che invece, a differenza di queste poete, hanno continuato comunque a vivere in un modo qualsiasi. Non hanno rigettato l’esistenza.
Gabriella Musetti è nata a Genova, è vissuta in molte città italiane ed estere, ora vive a Trieste. Organizza “Residenze Estive”, Incontri internazionali di poesia e scrittura a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia. Dirige “Almanacco del Ramo d’Oro, Nuova serie”, semestrale di poesia e cultura. Ha fondato, insieme ad altre, la casa editrice Vita Activa Nuova (www.vaneditrice.it). Collabora a diverse riviste letterarie. É presente in alcuni testi e antologie critiche. Ha scritto libri per la scuola e curato pubblicazioni saggistiche tra cui: Sconfinamenti. Confini passaggi soglie nella scrittura delle donne (2008); Guida sentimentale di Trieste (2014), Dice Alice (2015), Oltre le parole. Scrittrici triestine del primo Novecento (2016). In poesia ha pubblicato alcuni lavori tra cui: Obliquo resta il tempo (Lietocolle 2005); A chi di dovere (La Fenice 2007); Beli Andjeo (Il Ramo d’Oro 2009); Le sorelle (La vita felice 2013); La manutenzione dei sentimenti (Samuele Editore 2015); Un buon uso della vita (Samuele editore 2021).