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          MICHELA ZANARELLA

 

 

 

P O E S I E

 

                                                                             inediti

 

 

All’insaputa delle nostre stesse labbra

ci siamo scambiati un silenzio

che aveva bisogno di non essere negato

dal cuore

un silenzio che aveva l’innocenza

di un raggio di sole disposto a tornare

tra le colline.

Da quella volta ci siamo portati nella pelle

l’abitudine a parlarci soltanto con gli occhi

e muti conversiamo nell’eco delle ciglia

che respirano la luce del tempo

e l’amore che ci è cresciuto tra le mani

come resina nei tronchi a primavera.

 

 

 

 

 

 

Di quante nuvole

che cambiano forma

dovranno occuparsi ancora i nostri occhi

prima di capire l’immensità del cielo

e quanto azzurro dovrà solcare la nostra pelle

per scandire bene la vita

che stiamo sommando con le mani

tenendoci stretti al linguaggio delle dita.

Io porto nei palmi non solo le linee

del mio passato

ma anche il diluvio dei tuoi respiri

quando ci siamo passati il sole con le labbra.

Nelle vene ho il silenzio

in cui mi hai insegnato ad accettare

ciò che resta di un amore

sceso a terra a raccomandare  luce

oltre ogni distanza. 

Nelle vene ho il sangue

che non ha mai disobbedito al cuore

e ti ha lasciato entrare

a sorvegliare la mia anima

che ha imparato a rinascere con te

nella scintilla di uno sguardo

diventato rifugio

di un ordine concreto del destino.

 

 

 

 

 

 

 

Coltivami l’anima

come le dalie

che stanno al sole

insieme alle api.

Abbi cura del mio silenzio

e fallo fiorire

accanto alla ringhiera del tempo.

Coltivami l’anima

con tutta la luce che vedi

dal mondo

e dai al nostro amore

la meta del verde tra le foglie

l’odore di una passeggiata in un bosco

che si trascina addosso

l’aria sottile di pioggia

quasi l’autunno.

 

 

 

Con la stessa forza di un fiume

che spinge a riva le sue acque

io mi segno l’anima di luce

e prima che il mondo consumi

le tracce dell’ardore delle vene

faccio intendere alle mani

che mi serve infrangere il silenzio

invocando uno ad uno i tuoi respiri.

Lascia che recuperi l’amore

che non ho mai fatto esistere

fermando le mie labbra

dove la notte è nuda

dove la vita ha tutto il tempo

per nutrirsi di cielo e desiderio

in un procedere di sguardi

fedeli all’infinito.

 

 

 

 

 

 

Le mie labbra

hanno la pazienza delle stagioni

e sanno che verrai

a indovinare la voce dell’amore

con un bacio.

Ci scambieremo le scie del silenzio

e l’argine di luce dove respirare.

L’estate ci verrà incontro

per dirci di non lasciare

più nessun tramonto

fuori dalla pelle.

La vita che chiedeva orizzonti

ci ascolterà puntare i corpi verso il cielo

e fioriremo

zuppi di vita dentro il sole.

 

 

 

 

 

 

Meglio spaventarsi per amore

ed avere paura della forza indiscreta delle mani

che far tacere le vene

senza concedere al cuore di straripare.

Meglio schierare tutto il corpo

e dare l’opportunità all’anima

di essere ripostiglio di sguardi,

fari accesi nella notte.

Perché conta

anche insegnare agli occhi

come restituire luce alla pelle

conta ogni singolo respiro

che conoscemmo

mentre le nostre labbra partivano con noi

a riunire il destino con le stelle.

 

 

 

 

 

 

NELLE MANI

 

Si sono mosse anche le linee del tempo

dentro i palmi

quando hanno sentito la vita

camminare tra le dita.

Nelle mani

abitano i volti di chi abbiamo amato

e in penombra

restano i silenzi

di chi è sfuggito dal corpo

per farsi luce.

Nelle mani

esistono ritmi di cielo e di terra

e stanze da riempire e svuotare.

Nelle mani

c’è abbastanza mondo

per accorgersi del mare

e per ascoltare l’amore.

A volte basta una carezza

per restituire il sorriso a qualcuno

a volte basta pregare

per un momento

per far sentire il sole

anche alla notte.

A volte basta credere alle stelle

per tenere in pugno

l’eco di un sogno.

 

 

 

 

 

 

 Insegnami tu

 

come si guarda la tenerezza delle stelle

e come si fa a capire

il pensiero del cielo.

Magari basta

che ci guardiamo negli occhi

e che lasciamo le labbra

sull’orlo del silenzio.

Faranno rumore di luce

le palpebre

che hanno ascoltato la vita

dal sole

e le mani che si sono fatte strada

a memoria nei respiri del tempo

scostando distanze oltre la notte.

Insegnami tu

come si mostra un cuore che ama.

Io non ho abbastanza coraggio

per dirti che sono felice solo quando

mi sfiori l’anima con lo sguardo.

 

 

 

                                                                       

Michela Zanarella

 

 Vive e lavora a Roma. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: Credo (2006), Risvegli (2008), Vita, infinito, paradisi (2009), Sensualità (2011), Meditazioni al femminile (2012), L’estetica dell’oltre (2013), Le identità del cielo (2013), Tragicamente rosso (2015), Le parole accanto (2017), L’esigenza del silenzio (2018). In Romania è uscita in edizione bilingue la raccolta Imensele coincidenţe (2015). Negli Stati Uniti è uscita in edizione inglese la raccolta tradotta da Leanne Hoppe “Meditations in the Feminine”, edita da Bordighera Press (2018). Autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano Magazine e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi e giapponese. Ha ottenuto il Creativity Prize al Premio Internazionale Naji Naaman’s 2016. E’ ambasciatrice per la cultura e rappresenta l’Italia in Libano per la Fondazione Naji Naaman. E’ speaker di Radio Doppio Zero. Socio corrispondente dell’Accademia Cosentina, fondata nel 1511 da Aulo Giano Parrasio. Collabora con EMUI_ EuroMed University, piattaforma interuniversitaria europea, e si occupa di relazioni internazionali. E’ Presidente della Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo (RIDE-APS), Capofila italiano della Fondazione Anna Lindh (ALF).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ESTER MONACHINO

 

 

 

Rosa-Sophia carne d’Alfabeto.

 

 

(Poesie inedite)

 

 

 

I.

 

L'occhio di ciclope d'antico

metallaro è sigillo sul petto

della Rosa, lei, sapitora

di tizzoni ed oro fuso. E' libro

chiuso, nel non luogo dello sguardo,

ogni tempo parziale: coniuga

risposte avanti le domande.

Risponde con petali e arcani,

con saliva ardente, con nettare

e ambrosia del suo seno di porpora.

L'invoco e il sotterraneo

della palpebra accende la combustione

della pagina: la cenere è dondolio

d'amaca per il canto resurrettivo.

 

II

 

Che Angelo sei, mia Rosa?:

Occhi di luce che accende, Mano

d'ardore che cura, Piede condottiero

per i vicoli bui? Sei l'Angelo

d'antica mitologia domiciliato

fra le ali delle tempie o quello

del soffio che respiro modulando

sillabe e versi? Angelo del braciere,

estuario spalancato dei sogni,

edifichi stadere nel tempio dell'Amore;

ruscelli sacro Silenzio nelle vene.

 

III

 

E tu, Poeta, carne d'Alfabeto

imbrattata d'alba, in quanti giacimenti,

dimmi, hai scandagliato le sacre

domande per una risposta

che dica del sole di mezzanotte,

che dica dello sciame che vocalizza

nelle vene, delle vele che più

non aspettano il vento e si fanno

ali impregnate degli umori dei sogni?

Dimmi, Poeta, il pane e il vino

delle costellazioni sono il nuovo

decalogo nel reame del petto,

sono il segno di Maternità della Rosa

 

IV

 

Non voglio dire del disincanto,

dell'esilio dal cuore. Il cittadino

del nerofumo ingoia cocci acuminati,

erra fra creature corruttibili. 

Dico

del guardiano d'alta marea; dell'aureola

sul capo di spighe mature custodi

dei campi d'Anima. A pieni raggi

sulle strade degli Uomini regnanti, Rosa.

 

V

Rette parallele, Noi, in questa densità.

Qui, il tuo stelo e le mie gambe.

In quale punto infinito, sorgiva

di cerchi concentrici, si toccano

le rette e siamo Uno senza direzioni?

Nel Vuoto abbondanza d'Anima.

Pulsa di Luce il frutto dell'Io Sono.

 

VI

 

Anche il tuo Profumo è la Via.

Qui, si fonde la tua Essenza.

Qui, ogni passo ha la sua ragione

d'Essere. Trabocca dal tuo calice

di luna gioiosa il lattemiele

della tua saliva, Rosa. E’ una tormenta

d'api, di stelle, l tuo bacio.

 

VII

 

Magnifica. In te la Bellezza

e la giustificazione della Bellezza.

Amore è in te e la sua manifestazione

è lo splendore d'acqua aurorale,

rugiada che t'imperla, soffio

vivificante. Tu respiri, Rosa,

tutt'uno con l'universo intero.

Madre di sogno, di magia,

Madre amante, torcia che accende

l'oro dei frutti incorruttibili.

 

VIII

 

 Un poema d'incanti e d'ambrosia 

per le quattro stagioni che fanno ghirlanda 

attorno all'infinitesima cifra

del punto - croce nel bocciolo tuo,

Rosa. Punto d'un nonnulla 

terrigeno, cifra d'un suono indicibile.

Equinozi e solstizi ti Sono:

consacrano la fiamma d'amante

nel crocevia splendore dell'Esserci.

 

IX

 

Nella radiografia dell'intima cripta

l'ombra stava lì, guardiana

dei vicoli occulti. Insospettata 

ospite. Della stessa sostanza delle vive

segretezze. Convivente. Ora posso

guardarla negli occhi. Lo so: è lievito.

È il concime d'ardore del roseto.

Nel suo sangue di drago c'è 

la forgia dove a fondersi è l’oro.

 

X

 

Quante vie conducono al roseto?

Senza contraddizioni, una sola

è la Via. Ogni passo

è una Soglia e m'inebria

il Profumo che avanza.

Disseminata di braci, di reliquie 

d'ogni antenata, novello cuore 

implume. Vuote le mani. 

Lievito di crescenza. L'Anima...

 

 

XI

 

La nostra arma è un fiore di fuoco.

Danza coi ritmi di un ciclope

metallaro che sa i battiti e il cuore

caldo forgiato a incanti, a braci

di sguardi, a germogli di lava

purpurea -visione di Rosa-.

Il sudore della pelle chiamalo

rugiada: acqua rovente d'Amore.

 

XII

 

So bene il tuo richiamo, RosAmore.

Hai voce per le radici ed io onoro

l'antico Nome (non è più buia

la cripta della terra: non ha nodi

inestricabili). Hai voce per le fioriture

(sono trame d'aria e il vento

inventa vie di prodigio tra le foglie).

Hai voce seminatora mentre t'apri

nel regno del quadrifoglio del cuore.

 

XIII

 

Aprimi il libro delle confidenze:

ha l'odore dell'alba, della mezzaluna

sospesa su un canto fecondato,

odore di silenzio d'erba smeraldina.

Colgo la sillabazione dei misteri

nella pagina implume degli occhi.

Non ha limiti il paese dell'Anima.

Abbiamo la sua cittadinanza.

 

XIV

 

Sono io il Giardiniere o tu stessa,

Rosa, desta come sei al canto

d'ogni simbologia? Siamo

l'un l'altra nel catino d'occhi

dell'Anima... Oppure

il Giardiniere è nel lignaggio 

divino che dimora in fondo

al petto? Ci tesse lo zecchino

del Sole fin dentro ai nostri Nomi.

 

XV

 

Scalza. In punta di piedi faccio

Soglia di me stessa. M'accoglie

il tempio: arnia brulichio di sapiente

orefice; cere per innumeri

folgori di sogni; miele per gli Amanti

che viaggiano in tutti i canti d'approdo.

Non ho veli sugli occhi: mi sei

incisione indelebile nell'Anima.

Da Creatura a Creatore: mi fai udire

l'inaudibile Amore, Rosa.

 

                                                    

 

Ester Monachino 

Ha conseguito la laurea in Filosofia e Pedagogia presso l’Università degli Studi di Catania. E’ insegnante.

Ha pubblicato:

·         Foglie sparse (Roma 1975);

·         Geometria d’un cigno (Catania 1979);

·         L’orizzonte verticale (Forum/Q. G., Forlì 1980);

·         Sentieri d’erbe (Bastogi, Foggia 1983);

·         Le labbra (Scheiwiller, Poeti del Montale, Milano 1987);

·         Inchiostro di papaveri (Il Vertice Libri, Gli eredi del sole, Palermo 1987);

·         Eclisse errante (Firenze Libri, Firenze 1989);

·         Alchimie di Realmonte (Ed. dell’Ariete, Siracusa 1992);

·         Un rito di frumento (Piero Manni ed., Lecce 1998);

·         Dedicato a… (AICS-Regione Sicilia, Agrigento 1998);

·         Tra luce ed ombra il canto si dispiega (Ed. Ila Palma, Palermo 2002);

·         Laiche recitazioni (Giano Ed., Roma 2011);

·         Logos Spermatikos (eBook n.173, La Recherche.it).

·         Damareta ( Aletti Editore, Roma, 2016).

 

Ha curato la prefazione di diversi volumi in prosa e poesia; opera attivamente nell’ambito culturale.

Collabora a diverse riviste, settimanali e quotidiani con testi letterari e note di critica.

E’ inserita in diverse antologie poetiche e volumi d’arte.

Critici autorevoli si sono occupati dei suoi scritti.

Fra gli altri, nel 1986 ha vinto il premio “E. Montale” per l’inedito; nel 1998 il premio “E. Montale” per l’edito con il volume “Un rito di frumento”; nel 1999 il premio “Firenze” con il volume “Dedicato a…”.

E’ stata inserita nel programma dell’edizione del 1999 del Festivaletteratura di Mantova.

E’ stata discussa presso l’Università degli Studi di Palermo una tesi sulla sua opera dal titolo “La lirica di Ester Monachino: tra effimero ed assoluto”. 

Tra le varie opere di critica su di lei l’ultima in ordine temporale del marzo 2008 è il saggio critico “La parola alchemica nell’opera di Ester Monachino” di Stefania Monachino, edizioni AICS.

Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche sia concernenti la sua opera sia in qualità di critico letterario; tra le altre ha focalizzato particolare attenzione sulla sua poesia,  nel maggio 2009, la trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche” (RaiDue).

 

 

 pioggiaobliquascritturedarte@gmail.com

 

 


 

" Pioggia Obliqua una rivista

affermata e prestigiosa."

 

" Un grazie di cuore a 

Pioggia Obliqua i cui molti meriti nei riguardi della "poesia onesta" di cui scriveva Saba non saranno mai abbastanza sottolineati."

 

Alessandro Fo

 

 

 

" Saprà o vorrà ancora la forza accumulata (...) resistere alla forza di omologazione che la tecnologia sembra inevitabilmente portare in seno?(...) Prevedo un lungo periodo di 'agonie', voglio dire di lotta (...) sarà probabilmente quella la forma e la sostanza del poetare che ci aspetta."

 

Mario Luzi

Da un suo scritto per Pioggia Obliqua a proposito del  'senso di fare  poesia', gennaio 1996

 

 

" Io credo che un pò di silenzio ci faccia bene, c’è un coro di voci “troppo alto”, sgraziato, che ci sommerge, e non mi riferisco solo alla letteratura. In questa specie di “frullato” che siamo costretti ad ascoltare quotidianamente, il valore delle cose si perde.

 

Se c’è un attimo di riflessione, di

silenzio, la parola scritta o detta assume maggiore rigore."

 

 

Antonio Tabucchi

 

Intervista rilasciata a Luigi Oldani e

Elisabetta Beneforti per Pioggia Obliqua 

 

 


" Il sito Pioggia Obliqua mi ha "donato questa nota sul mio libro (...), ma l'intero sito è da seguire."

 " (...) e un ringraziamento per tutto ciò che P.O. fa per il mondo della poesia."

 " (..) E la stima è da me ricambiata verso il vostro prezioso sito!"

 (...) sempre attenti e preziosi gli amici di "Pioggia Obliqua".

 

Bruno Galluccio

 

 

" Un bel luogo d'incontro tra scritture."

 

Matteo Pelliti

 

 


" Non so dire se la bellezza salverà il mondo, come pensava Dostoevskij, ma mi piace pensare che sarà così. In fondo, già Stendahl sosteneva che "la bellezza non è che una promessa di felicità". 

 

Vittoria Franco

per Pioggia Obliqua

 

 

" Agli amici tanto tanto amati di Pioggia Obliqua, poeti invincibili della vita, il mio abbraccio umile e il mio ringraziamento, per mantenere la poesia come unica veritá nel mondo."

 

Daniel Fermani Gonzales

 

 

 

 

" Rivista preziosa, che seguo da tempo."

 

Alfredo Rienzi

 

                 

 

 

 

                    

 

 

                  

 

                       Consigli di lettura

 

 

    

 Nella omonima rivista cartacea 'Pioggia obliqua rivista di letteratura e culture', pubblicata negli anni Novanta, una intervista a
Antonio Tabucchi,
Edoardo Sanguineti,
Mario Luzi. 
Un testo di Valerio Magrelli. 
Mario Luzi, Luigi Baldacci, Patrizia Valduga, Attilio Lolini, Gabriel Cacho Millet, Marco Marchi e Loriano Gonfiantini rispondono
sul senso di fare poesia in quegli anni.
Risposte attualissime.

 

 

 

 

 

 

 

 


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