PAOLO RUFFILLI
MAI PIÙ
Il termine ridotto
all’incredibile
con tutti i suoi sospesi,
rimorsi e sottintesi.
Un punto fermo
al resto che si muove,
pensato e ripetuto,
pronunciato
come dato impossibile:
“Mai più”.
Per ciò che si poteva
e che non fu.
NATURA UMANA
Ha la natura umana
una tendenza:
il segreto bisogno
di sollevarsi in alto
distaccandosi dal suolo
per tornare in possesso
di qualcosa
che le sia stato tolto,
magari come ipotesi
di un suo diritto
colto in potenza,
o che aspetti di averlo
quasi promessa
come parte nobile
della sua essenza stessa.
MEMORIA
La memoria cede,
annaspa e caracolla
gonfia di corpi inerti,
piena di detriti
anarchica e impaziente
tralascia quasi tutto
e non le importa niente:
resiste, si difende
e scarica ogni peso
a fior di pelle,
nessuno la costringe
nessuno la controlla
se no lei preferisce
spegnersi da sola
tagliarsi ponti
e connessioni
fino ad affogarsi
da ribelle.
OGNI MINIMA CREATURA
Ogni minima creatura
bella o brutta,
luminosa o impura,
ciascuna col suo carico
avuto in sorte,
e nel prodursi vistoso
di vita con la morte
tutto così labile e tutto
tanto più grandioso
e nello stato perenne
del contrasto
tutto così piccolo e
tutto così vasto,
lo sguardo abbagliato
del bianco sotto al nero,
incerto e scivoloso,
dentro la luce oscura
del mistero.
L’OGGETTO DEL PENSIERO
È un’astrazione
e non un fatto:
l’oggetto
di un pensiero,
un concetto più che
un sentimento,
uno stato desiderato
inseguito dalla mente
eppure insoddisfatto,
perduto prima
di averlo conquistato
e, dunque, mai goduto
(sempre sul punto
di essere...) creduto
e delirato,
un atto del volere:
il senso del piacere.
NELL’ATTESA DELL’EVENTO
Il nome
non ancora pronunciato:
ciò che, nel giro
della mente,
ogni volta
si ripete per intero
eppure non è stato...
in un innesco continuato
dell’azione rimasta
(intricata e sciolta
dentro i suoi confini)
nell’appiglio
dei suoi stessi uncini.
IL TEMPO
Il tempo è un fiume
che scorre lento,
placido a tratti,
ma solo nel suo corso
di pianura,
perché da giovane
corre veloce
e d’impeto saltando
trabocca e spande.
E tuttavia, placato,
è pronto a ripigliare
la sua forza
e intorbidando
l’acqua chiara
a rompere in furia
gli argini e le sponde,
a strabordare
e, travolgendo e
sradicando tutto,
fuori dal suo corso
ad affogare.
L’INTANTO
L’origine segreta,
la fessura,
la pura scaturigine,
la fonte,
di un proiettarsi al meglio,
al positivo.
In ciò che, stante,
creduto per durare
da vivo poi diventa
stato inamovibile,
cessato.
Ma intanto
è ancora geiser,
soffione boracifero,
spumante.
Per poi tornare
in equilibrio
dopo il getto.
La vita che non giace:
l’effetto e il movimento
della pace.
NAVIGAZIONE
Nel gioco mobile
di specchi
sogno e realtà,
moltiplicandosi
nell’effetto miscuglio
– cocktail o frullato,
intruglio o elisir –
hanno inventato
ed, ecco, rivelato
l’universo della vita
in una sfida stravagante,
facendo eterno andare
di ogni istante,
oceano del poco mare
attraversato
e transatlantico
del piccolo natante
che vi si è sopra
avventurato.
FELICITÀ
Di fronte
a ciò che muta
e dura senza posa,
non vale l’intenzione
magari scrupolosa
se non proprio morale
di chi, a metà del corso,
si pone la questione
e incerto si risponde
che, messa in conto
solo massimale,
la felicità
invece si confonde
con la dissolvenza stessa
di ogni cosa.
SVEGLIO
Aspetto sveglio il mondo
nel momento
del suo stare più deserto
per spiarlo meglio
a cielo aperto
in ogni suo girone
di miseria e di splendore
al vento della pura
esplorazione
e con l’effetto di imparare
pur con qualche errore
i trucchi del mestiere,
per mangiare e bere
i molti pasti e succhi
che si è offerto di darmi
intanto, bontà sua,
in concessione
da provare alternati
nel piacere e nel dolore.
TRACCIA
Non lo sapevo, no,
ma era più importante
ciò che nel ricordo
non aveva trovato
un’immagine costante
ed era scivolato via
perdendosi nel tempo
però con una traccia
dietro di sé
un’orma labile
gonfiata dal riflesso
dell’analogia
di colpo ingigantita
restituita in pieno
alla sua vita.
Paolo Ruffilli
Ha pubblicato di poesia: Piccola colazione (Garzanti, 1987; American Poetry Prize), Diario di Normandia (Amadeus, 1990; Premio Montale), Camera oscura (Garzanti, 1992; Premio Dessì), Nuvole (con foto di F. Roiter; Vianello Libri, 1995), La gioia e il lutto (Marsilio, 2001; Prix Européen), Le stanze del cielo (Marsilio, 2008), Affari di cuore (Einaudi, 2011), Natura morta (Nino Aragno Editore, 2012, Poetry-Philosophy Award), Variazioni sul tema (Aragno, 2014, Premio Viareggio). Di narrativa: Preparativi per la partenza (Marsilio, 2003); Un’altra vita (Fazi, 2010); L’isola e il sogno (Fazi, 2011). Di saggistica: Vita di Ippolito Nievo (Camunia, 1991), Vita amori e meraviglie del signor Carlo Goldoni (Camunia, 1993); oltre a numerose curatele di classici italiani (Leopardi, Foscolo, Nievo, gli scrittori garibaldini) e inglesi (Morris, Emily e Charlotte Bronte, Dickens, G. Eliot, Compton-Burnett, Lawrence, Collins), per Garzanti, Mondadori, Rizzoli, Fazi. Ha tradotto: R. Tagore, Gitanjali (San Paolo, 1993), La Musa Celeste: un secolo di poesia inglese da Shakespeare a Milton (San Paolo, 1999), La Regola Celeste – Il libro del Tao (Rizzoli, 2004), Osip Emil'evič Mandel'štam, I lupi e il rumore del tempo (Biblioteca dei Leoni, 2013), Costantino Kavafis, Il sole del pomeriggio (Biblioteca dei Leoni, 2014), Anna Achmatova, Il silenzio dell’amore (Biblioteca dei Leoni, 2014), Boris Pasternak, La notte bianca (Biblioteca dei Leoni, 2016), K. Gibran, Il Profeta (Biblioteca dei Leoni, 2017).