CLAUDIO POZZANI
POESIE
Danzo la danza delle idee geniali
sperando che tu mi dica qualcosa di nuovo
Danzo la danza dei perdenti e perduti
sapendo che i miei passi saranno vani
Danzo la danza degli ingenui felici
credendo che il mio sudore serva a qualcuno
Danzo la danza dei profittatori
e danzerò finché mi pagherai
E danzo, danzo, danzo
per vincere la mia arroganza
Danzo, danzo, danzo
il perché non ha importanza
Danzo la danza dei maledetti
perché lo spleen mi arriva fino al torace
Danzo la danza dei presuntuosi
perché anche tu lo sei se ti credi al mio livello
Danzo la danza degli indesiderati
mi sono allenato molto davanti alle porte chiuse
Danzo la danza degli insofferenti
ti puoi spostare un po' più in là, per favore?
E danzo, danzo, danzo
fino a che resterò in piedi
Danzo, danzo, danzo
perché sei tu che me lo chiedi.
BREAKING NEWS
E' una frullata di muri acciaio e cristallo
ciò che bevono i miei occhi
Nell'aria ballano ancora
vibrazioni oblique
e vespe cattive
che vane cercano l'Itaca al loro volo
e stanche si lasciano cadere
tra i roveti neri
Tu sei nel tuo soggiorno di mogano chiaro
sette fusi lontana
sorseggiando Verlaine e vino rosso
ma quaggiù
amore mio
è una flora rugginosa
di tondini fuori dal cemento
come bucaneve d'inferno
Non accendere la TV,
non infliggere alla quieta stanza
le grida azzurrine
che spaccherebbero il tuo sorriso
che aprirebbero di colpo la tua mano
facendo cadere il bicchiere
riproponendo sul tuo tappeto
ciò che ho in mezzo al mio petto squarciato
Non accendere la TV,
non sai ancora nulla della polvere
che è nuvola che non si piove,
nulla delle grida
che serrano come cappi
cuori orecchie e sguardi,
nulla di bambole
che guardano fisse
armadi sfondati
e incesti improvvisi tra pavimenti e soffitti
Non accendere la TV,
non voglio che i singhiozzi di violini
sappiano di sangue e macerie,
che il tuo vino si confonda
con le campane cadute
Me ne sto andando
sul tappeto volante
di una barella scomoda
tra cinghie che mi stringono
e cielo che mi sfiora
Una corolla mi abbraccia
di caotico silenzio,
mani che spingono
che sovrappongo a quelle decise
di mia madre al supermarket
mani con flebo
che diventano di mio nonno
che travasava vino nel casolare di pietra
Vedo nella pioggia di sguardi su di me
che il mio tempo sta per mettere punto
sarò solo benzina sprecata a sirene spiegate
una fenditura superflua nel muro di folla
Non accendere la TV,
amore mio
finisci quel calice per me
per quel brindisi che domattina
saprai diventato per sempre impossibile,
leggimi di Verlaine una poesia qualsiasi
oppure quella contro la Natura ostile e cattiva
Pensavo di vivere abbastanza
per farti felice
E' bastato appena un brivido di terra
per scardinarmi il fiato.
Quanto futuro sprecato.
Croazia , 21 marzo 2015
A MIA MADRE
Ti ho visto in faccia in quella stanza
io sporco di sangue e muco
tu stravolta e curiosa
Ho tentato di dirti che non ero sicuro
di voler restare fuori di te
ma le parole che avevo in testa
nella mia bocca si impastavano male
Avevo appena imparato che tutta la vita
sarebbe stata ipocrisia e paradosso
ti avevo appena fatta soffrire
ti avevo fatto sanguinare
eppure ero io a piangere e tu a sorridermi
Ti ho visto in faccia in quella stanza
mentre mi portavano via
C'era troppa confusione
per dirti quanto fossi felice
di poter finalmente dare un viso
al ventre che mi aveva ospitato
E più tardi con i miei colleghi
si discuteva di reincarnazione,
di eterno ritorno, dei cicli di Vico
ma non vedevo l'ora di rivederti
e di conoscere il tuo uomo e vostro figlio
dei quali sentivo la voce ovattata e lontana.
Ti ho visto in faccia in quella stanza
e darei tutto quello che ho per ricordarmene.
LA REALTÀ DELLA SPERANZA
Vieni
accampiamoci qui
Questa notte
getterà le sue reti di gelo e stelle
su di noi
ma sapremo farci piccoli
abbracciandoci
per sgusciare tra le sue maglie
Stringimi come se il domani
dipendesse dalle tue braccia,
ne ho avuto abbastanza
di ombre appiccicose
bellicose
e di cuori appesi a un gancio
o sbriciolati in una zuppa di rancore.
Vieni
e non ti guardare indietro
in questa notte barbara
con il vento obliquo
che spara sputi e spilli
sui nostri visi,
vara i tuoi pensieri
scivolando la tua testa
nel mare calmo del mio torace
tra onde lunghe e bionde
e labbra socchiuse,
sagoma il tuo sonno
con i miei battiti e roncopatie
aspettando spalancati spazi
al di là delle tenebre.
Lacoonti siamo
dei nostri stessi stritolati sogni,
contro serpenti striscianti invidia
scagliati a noi come palle incatenate
Vieni
restiamo qui
ancora e sempre
in questa eternità provvisoria
e non facciamoci trovare mai più
neanche domani
quando orde di luci
scenderanno dalle pendici del sole
a colonizzare le ombre
ad asfaltare i misteri
a sterilizzare le alchimie
a smantellare la nostra barricata di abbracci
che non ha bisogno di domande
per essere una risposta.
LA DONNA DALLE LACRIME DOLCI
Sei la donna dalle lacrime dolci
Ogni tuo gesto è una fiamma leggera
Sei l'ombra, sei il gatto che fugge e poi ritorna
Sei l'impatto del treno contro i rami sporgenti
Un alambicco pieno di mercurio e di zolfo
bolle di notte tra i tuoi seni perfetti
Quanti alchimisti hanno perso i polmoni
inseguendo i fumi del tuo corpo sudato!
Sei la donna che detta il ritmo delle stagioni,
che dimezza l'attesa tra un mio battito e l'altro
Sei Venere che sorge da una colata di lava
Sei Psiche che tiene sempre accesa la luce
Calpesti la terra e neanche ti accorgi
che ad ogni tuo passo prende vita un giardino
Per i tuoi capelli il vento sta ringraziando Dio
per avergli donato uno scopo di vita
LA MARCIA DELL’OMBRA
Stanno cadendo corde dal cielo
e gelide catene ti danzano attorno
E’ un mondo di nodi
da sciogliere al buio
tra un lampo e l’altro
di fosforo e grida
E’ un groviglio di corde
che rifiutano forbici
E un pettine che s’incastra
dentro chiome che non pensano
E’ ombra... ombra
E’ un battito di ciglia ancora
Mi guardo attorno e vedo muri
persino il mio specchio è diventato un muro
sui tuoi seni è cresciuta una pelle di muro
il mio cuore, i miei sensi reincarnati in muri
E continuano a piovere preghiere e bestemmie
che evaporano appena toccan la sabbia
e continuano a strisciare in un silenzio velenoso
avverbi, aggettivi, parole senza suono
E ombra... ombra...
e un battito di ciglia ancora
Del sole vedo solo il suo riflesso
nelle pozze iridescenti di acqua piovana,
della luna indovino la presenza nel buio
dal lontano abbaiare dei cani legati
La mia pace non è la mancanza di guerra
La mia pace è l’assenza del concetto di guerra
Non ombra... ombra...
ma un battito di ciglia ancora
Sono l’apostolo lasciato fuori dall’Ultima Cena
Sono il garibaldino arrivato troppo tardi allo scoglio di
Quarto
Sono il Messia di una religione in cui nessuno crede
Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto che non cede
Sono il protagonista che muore nella prima pagina
Sono il gatto guercio che nessuna vecchia vuol carezzare
Sono la bestia idrofoba che morde la mano tesa per pietà
Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto senza età
Sono l’onda anomala che porta via asciugamani e radioline
Sono il malinteso che fa litigare
Sono il diavolo che ha schivato il calamaio di Lutero
Sono la pellicola che si strappa sul più bello
Io sono l’escluso, l’outsider, un chiodo nel cervello
Sono la pallina del flipper che cade un punto prima del
record
Sono l’autorete all’ultimo secondo
Sono il bimbo che ghigna contro le sberle della madre
Sono la paura dell’erba che sta per essere falciata
Io sono l’escluso, l’outsider, questa pagina strappata
Non sento orti
dentro me
solo steppa e tundra
Nessun fruscio di crescita o di vita
Nessuna trasformazione
Nessun organo di luce
come vortici di numeri di roulette
e lampi magri
come radici di pianta carnivora
che divora angeli e aerei
al di sopra delle nubi
Non sento porti
dentro me
solo navi bombardate
Nessun formicolio di pulsante gioia attiva
Nessun trasporto o sollevamento
Nessun roteare di fari
Soltanto voragini e banchine sbrecciate
solo ganci di gru abbandonate
che dondolano al vento come donne impiccate
Non sento morti
dentro me
solo scheletri e silenzi
Nessun ricordo spezzato
come un ombrello dal temporale
Nessuna ernia da sollevamento lapidi
Nessun cacciavite a inchiavardare bare
Soltanto un asindeto di visioni amare
solo semafori lampeggianti grigio
in incroci deserti orfani di clacson
Non sento forti
dentro me
solo tende strappate
Nessuna donna che si fa sull’uscio
a salutare l’uomo che va via
Nessuna casa dalla schiena di pietra
Nessuna chiesa con le croci intere
Soltanto ombre impresse sui muri
e ponti che percorre solo il vento
e solo il vento un giorno potrà ritornare.
VENGO A PORTARTI UNA POESIA DI NERUDA
Ho un galoppo nel cuore
e onde al guinzaglio
Di questo mare insepolto
impasterò vento e sabbia
per costruire i tuoi piedi rumorosi
e sentirli danzare dentro i miei occhi
Per raggiungerti salgo
dal mare alla collina
La mia testa si ridisegna stella
per chiamare le tue voci
Le mie labbra si arcuano stanche
in sorrisi autunnabondi e distratti
E io sono qui,
su questo autobus che scuote il mio corpo
come un dado
come un tappeto
arrancando su polverose strade
rese mute dalla pioggia improvvisa
Le farfalle applaudono al mio passaggio
sbattendo le ali
sopra le pozzanghere che ingoiarono Narciso
Ho un galoppo di onde
nel mio cuore al guinzaglio.
Portami dove si possa dimenticare
questo secolo che ci vede esiliati,
questi temporali
che non riescono più a rinfrescarci,
queste celebrazioni e abbracci
che sembrano inutili corone di fiori.
Il mare è laggiù
lontano come un progetto abbandonato
le ruote sparano sassi e ricordi
sulla salita che la tua casa mi srotola davanti
Sono l'intagliatore di foglie di carciofo
e ti porto in dono sagome di nubi
A te,
bicchiere dall'orlo sbeccato
che non posso baciare senza ferirmi
A te,
orecchio reciso e gettato su un prato
per ascoltare i segreti delle formiche
A te,
porto in dono la mia giacca logora,
la mia resistenza
e questa poesia smarrita di Pablo Neruda.
Tratto dal CD "La marcia dell'ombra" di C. Pozzani
Lettura a Durban per Poetry Africa 2010: https://www.youtube.com/watch?v=49E52Lk69SA
Performance live poesia "La Marcia dell'ombra" https://www.youtube.com/watch?v=-mx-ULnFd7w
Performance La Coruna: https://www.youtube.com/watch?v=kGigfQP9KrY
Lettura a RAiuno https://www.youtube.com/watch?v=4yhxH5vGnH0
Videoclip "Danzo" https://www.youtube.com/watch?v=6lQxCQCKcII
Claudio Pozzani
Poeta, narratore e musicista, è apprezzato in Italia e all'estero per le sue performance poetiche che ha effettuato nei più
importanti festival letterari a livello internazionale in Europa, Asia, Africa e America Latina e in Saloni del Libro importanti quali Torino, Parigi e Francoforte.
Le sue poesie sono tradotte e pubblicate in oltre 10 Paesi e sono comparse in importanti antologie e riviste di poesia internazionale contemporanea.
Nel 1983 ha fondato il Circolo dei Viaggiatori nel Tempo (CVT), un'associazione culturale che dirige tuttora e che si occupa di arte e in
particolare di poesia e letteratura, organizzando manifestazioni internazionali in Italia e all'estero.
Tra queste, il Festival Internazionale di Poesia di Genova, considerato l'evento di poesia più importante in Italia oltre che il più longevo, essendo stato creato nel 1995.
Altri eventi ideati e organizzati da Claudio Pozzani e CVT sono la Semaine Poétique di Parigi, BruggePoésie, l'Helsinki Runo Festival, Musik&Poesie Munchen in Germania e l’Euro-Japanese Tokyo Poetry Festival in Giappone.
Nel 2001 ha creato la Casa Internazionale di Poesia
sita a Palazzo Ducale a Genova.
Per le sue attività culturali e le sue performance artistiche, il grande poeta e drammaturgo Fernando Arrabal l'ha definito "maestro dell'invisibile, aizzatore di
sogni, ladro di fuoco: il suo cuore danza nell'alcova festante”.
Il suo ultimo CD di poesia e musica "La marcia dell'ombra" è rimasta per oltre due mesi nella top 20 delle radio indipendenti italiane, prima volta per un disco di
poesia.