Alba Donati
Alba Donati
Lucignana epifanie e orazioni
1. orazioni
Fernando
Perché un vecchio come lo zio Fernando,
arrivato a novantasei anni, dal suo letto
in cima al paese urli e chiami mamma.
Perché prima di lui tanti, scappati di casa
e carponi risaliti sulla strada che portava
alla casa dell’infanzia, senza ascoltare consigli.
Del come ci sia questo spazio intermedio
tra la vita e la morte in cui si cancella tutto il tempo,
e si stia inermi come neonati nelle braccia di chi ci ha amato.
Come se la vita non fosse accaduta.
Come se costruirsi una personalità, fosse,
all’improvviso, un tempo perso, perché in verità
non volevamo che sostare e chiedere conforto.
Adesso ci fa compagnia il grido cadenzato,
quasi di ora in ora, dello zio, che si spinge giù dall’alto,
sui tetti delle case più in basso e ci contiene:
é come un dio del tempo, un Re che dal suo castello
col suo grido di dolore tenga in scacco il villaggio.
Fuori stanno calmi i boschi nella notte,
e adesso che anche loro vanno a dormire
noi di via della Penna, di via della Chiesa
rimaniamo sovrastatati dalla morte - ma così
tra una figlia e una moglie, così stretto come potrai cadere via?
Mai nessuno nella vita si sarà sentito tanto al sicuro.
Del perché adesso mentre stavo scrivendo di te,
sei morto, alle nove del mattino, alla fine di luglio.
Non c’è più nessun padrone nel castello
tutta la favola della vita al confine con la morte
e della tua mente sospinta all’indietro
che batteva il tempo per tutti noi, è finita.
Mi ricordo di te a ottant’anni nella vigna
appoggiato al bastone, col solito sguardo da bambino
varcavi in lungo e in largo i tuoi confini,
ti godevi la giornata che a quell’ora ancora ti portava
dove erano le cose tue più care. Di quella fierezza
non ho più avuto notizia né mi è capitato altre volte
di conoscere così bene il senso della parola appartenere,
così come tu appartenevi a quella vista,
con la figura di tua madre ancora tiepida nel petto.
Perché ci sia questa magia dell’uomo che cammina,
in un tempo che a dispetto di molti, non si ferma, non finisce,
e si assottiglia per arrivare a domani.
Da Idillio con cagnolino, Fazi 2013
Annamaria
Essere qui, mentre tu morivi
sulla collina, nella casa dietro
alle scale di pietra, una regina
o una strega non sapemmo mai.
Io di te mi chiedevo, da bambina,
perché urlassi il nome di mia madre
ogni volta che passavi davanti alla porta.
Urlavi a squarciagola. Così per niente.
Senza uno scopo. Non so di trovarla
o chiederle qualcosa. No, tu passavi
come un censore medioevale
e urlavi un nome, davanti a una casa.
Aprivi la porta, lasciavi circolare la voce
tra gli assiti, e poi, sbam, te ne uscivi.
Certo non eri sola, certo non era sola
mia madre. Il suono rimaneva fino a tardi.
Ecco cos'era il nome chiamato nel vuoto:
scacciare la solitudine dalle stanze, a
scoltare il suo sommesso
bisbiglìo allontanare e svanire.
Forse non svaniva, ma tu
la metteva alla porta
come avevi fatto per anni
con la morte che oggi, invece,
è arrivata, mentre io non c'ero.
Avevo dimenticato che la voce
chiamava anche me, anche qui,
anche oggi come tanto tempo fa.
Io smemorata, lei un vibrare.
In paese tutti sapevano:
destati dall'improvviso silenzio
serve, reginette e narratori,
loro accorsi al tuo funerale.
Inedita in volume, pubblicata su Paragone Letteratura (agosto\dicembre 2014)
Lettera a mia figlia
Non è stato facile, credimi, attraversare il 1944
attraversare notti buie e senza rumori
mentre il vento muoveva la casa nell'universo.
Era una navicella che volava alta sulle brughiere
di un paese lontano, che attraversava macchie sconfinate
battute solo dal freddo e dalla neve.
Sarei tomato amore mio, dicevi la notte, sarei lì con te
se i miei piedi non fossero volati via come foglie nel vento d'autunno.
Come niente avrebbe aperto la porta
avrebbe scricchiolato la scala di legno
avrei sentito il colpo dei suoi passi di uomo. Avrei sognato.
Non è stato facile, con le granate che inchiodavano
i rami del pesco al terriccio dell'orto, diventare una donna.
E ho aspettato tanto prima di sedermi a bere un bicchiere di latte
o mentre uscivo la mattina presto incontro alla mia vita.
Si dice che ogni vita migliora quella precedente
ma anche la ripete nella sua parte più disperata
chi viene dopo e più sofferente, e, credimi, Alba,
una vita non è sufficiente per capire qualcosa
ma due sono necessarie per vedere almeno un sorriso
lampeggiare in fondo agli occhi, schiarire un poco la mia vita.
Io te lo lascio il mio giovane marito che non è tornato e quella strada
che altri percorreranno ma non lui: “un giorno - mi dirai - la Russia
mamma, uccide i suoi poeti, quelli più belli, i più giovani
i più emozionati, ma non dobbiamo preoccuparci, essi ritorneranno
cavalli, baci, corvi, cieli chiari, navi a volte persino torneranno
sotto false sembianze per insegnarci i loro nomi... cavallo Aleksandr...
bacio Sergej... corvo Osip... cielo chiaro Marina... nave Vladimir... “
da La repubblica contadina, City Lights, 1997
Chiedere chiarimenti
Un giorno arriverà il fiotto di sangue.
Improvviso sbocconcellerà
quella tua interezza di cagnolino felice
e noi felici non lo saremo più.
Un giorno, é sicuro.
Un giorno di questi anche se lontano.
Il trucco è tutto qui: come vivere
tra l'oggi dei tuoi salti, le gioie rapprese
sulle maniglie delle porte,
e il fiotto di sangue che renderà
indimenticabile una certa ora del giorno.
Adoro gli elenchi diceva lei.
Cioè raggirare il tempo, inanellare
nenie, cantilene, tiritere.
Fare l'uguale e l'uguale.
Senza variazioni. Elenchi ingannevoli.
Ma fare oggi, fare domani, comprare
buttare pagare ricordare telefonare
chiedere chiarimenti. Già chiedere
chiarimenti sul fiotto di sangue.
Ma a chi? Signor tempo se mi spiegasse...
Inedita in volume, pubblicata su Paragone Letteratura (agosto\dicembre 2014)
2. Epifanie
Censimento
Mi sono sempre chiesta
cosa ci fu, anni fa, nel mio rifiuto,
ma così per distrazione,
un no così che cade dal nulla,
immotivato, pigro,
di non riempire mai i moduli del censimento.
Né al primo né al secondo sollecito.
Allora mi sono vista come da un'altra galassia
due puntolini io e te non registrati
liberi, non rintracciabili.
Oddio che divertimento:
sfuggire così agli ordini delle caste,
sfuggire ai registri degli stati,
esserci ma come la polvere che vola
di casa in casa, e poi basta
uno straccio e si nasconde altrove.
Inedita in volume, pubblicata su Paragone Letteratura (agosto\dicembre 2014)
Questa
mattina
Questa mattina, erano le sei,
mi sono svegliata felice pensando
che eri in paese, al posto mio.
Era come non esserci più
ma saperti a vivere, e amare,
le stesse cose che avevo amato io.
Come può essere lieve il morire
Se tu, piccola figura, sarai me..
Inedita in volume, pubblicata su Paragone Letteratura (agosto\dicembre 2014)
La campagna
apparita
Sei tu la campagna apparita
dietro la finestra alta sul vicolo di sassi.
Sei tu apparita in autunno
come castagna che urta il cardo puntuto.
Dietro o dopo l’orrore c’è sempre
questo puntino chiaro, limpido, concorde,
che sorride, e ride, e fa la ruota sotto gli alberi.
Anche se sappiamo essere la parte di un interrogativo
come ci tiene affacciati a quella finestra!
Da Idillio con cagnolino, Fazi, 2013
3. Lucignana
Gap
Ci sono rade luci sulla collina,
e c’è un tempo millenario intorno,
che ci raccoglie. Tutto ruota intorno alla cena,
al gesto di mettere tavola, versare le pietanze,
ai piatti da lavare, e cosa, e se, ci piace.
Questo è il nostro tempo insieme,
queste le nostre vacanze estive.
Tra un piatto e un altro mi accarezzi
e dici che potrebbe essere l’ultimo giorno.
Giù sotto casa il giardino,
il tuo piccolo orto, resiste al cambiamento.
Io non lo faccio il salto oggi,
di che rara specie avrei bisogno?
Di che altro? Da qui alla città passa un’epoca.
Si parla da un millennio a un altro millennio.
Da Idillio con cagnolino, Fazi, 2013
Lucignana
La differenza tra questa città nemmeno tanto moderna
e questo silenzio longobardo
è che qui sento il tuo cuore che batte e mi spavento.
Temo per lui, tanto risuona nella notte, mentre dormi.
Mi figuro una corsa nel buio,
lo scuotersi delle foglie al passaggio di qualche animale
e come un passare di cavalieri verso il canale.
Sento che mi sfugge il sentimento delle cose
mentre tutto muove un mancamento.
Allora prendo con le mani il lenzuolo
e traccio una linea intorno al nostro letto:
questo è il confine! Faccio ordine, notte!
Rischiarati se puoi perché niente può trattenerti dalla luce.
Da Idillio con cagnolino, Fazi, 2013
Alba Donati
Poeta e critico letterario, ha pubblicato vari libri di poesia: La repubblica contadina (City Lights Italia 1997, Premio Mondello Opera Prima, Premio Sibilla Aleramo) Non in mio nome (Marietti 2004, Premio Valeri, Premio Pasolini) e Idillio con cagnolino (Fazi, 2013, Premio Dessì, Premio Ceppo). Ha curato, inoltre, Costellazioni italiane 1945-1999. Libri e autori del secondo Novecento (Le Lettere, 1999), Poeti e scrittori contro la pena di morte (Le Lettere, 2001), e, insieme a Paolo Fabrizio Iacuzzi, il Dizionario della libertà (Passigli 2002), con interventi Todorov, Yehoshua, Pamuk, T.B. Jelloun, Bauman, Luzi e altri. Ha lavorato per Rai 3 e ha collaborato a varie riviste e quotidiani, scrivendo di letteratura. Ha tradotto con Fausta Garavini le poesie di Michel Houellebecq, Configurazioni dell'ultima riva (Bompiani, 2013). Dal Marzo 2016 è la nuova presidente del prestigioso Gabinetto Viesseux di Firenze. Nel 2017 ha fondato la Scuola Di Linguaggi della Cultura Fenysia, di cui è presidente.
Fotografie, courtesy Alba Donati
Alba Donati è nata a Lucca e vive tra Firenze e Lucignana. Scrive di poesia su quotidiani e riviste. Ha pubblicato “La repubblica contadina” (City Lights Italia 1997, Premio Mondello Opera
Prima 1998) e “Non in mio nome” (Marietti, 2004). Ha curato “Costellazioni italiane 1945-1999. Libri e autori del secondo Novecento” (Le Lettere, 1999), “Poeti e scrittori contro la pena di
morte” (Le Lettere, 2001) e, insieme a Paolo Fabrizio Iacuzzi, il “Dizionario della libertà” (Passigli, 2002). Recentemente ha messo in scena con l’Orchestra Regionale della Toscana il poema
“Pianto sulla distruzione di Beslan”,
con musiche di Haydn.
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La pagina viene presentata per gentile concessione dell'autrice a Pioggia Obliqua