Da:
INOPEROSO AGISCE
(inedito)
prove di voce
lied della castità 2.
fui casto di lussurie, lussuriosamente vasto,
d'ampie escursioni in lungo e largo, a lungo,
depravato d'innocenze, lo fui, tenuto stretto,
magro indecente di verginee voglie, ed abissali
astinenze da digiuni e pentimenti,
consunto di purezza, corrotto consumai,
non ebbi voglie che non soddisfeci, insoddisfatto,
imperfetto m'estinsi quasi tutto, prima di me,
prima di sfarmi, presi di tutto un po',
non mi contenni mai, fui continente,
mi resta quel che resta qui di tutto,
la tua treccia, canzone,abbandonata,
dura la vita dura, ed io con lei che duro,
anche dopo, d'altrove, oltre ogni muro.
lied della libertà 3.
quanto poté il capriccio ed il furore,
mia vita, quanto il tormento avuto e dato,
della vita alla vita, come amore,
anche se lo chiamavo vizio, e voluttà perversa,
e compiacevo il gergo di lussuria, per consegnare
il mare della mia castità, che di vergogna
si macchiava, insana, e timidezza infine,
alla gogna dei giorni, alla loro dolcezza,
quanto poté l'ingeneroso laccio della mia vanità
lasciata fuori, a penzolare cupa all'obbligo del cuore,
al suo femmineo battito di tempo,
che chiede e duole e che pietà mi sente.
così ti tormentavo, vita mia, senza perchè,
come se fosse mia quel che non è.
lied del divorzio 31
penso parole che da tempo non dico
e mi separo dalle circostanze
dal fuoco oscuro delle rimembranze,
chiedo il divorzio alle vostre domande
a cui più non rispondo per mancanza
di giorni, di sere, d'ogni pio ritardo,
e la mia cieca fretta ora rivolgo
al cielo d'ogni dire ed agli dèi segreti
del possesso, all'ingiuria del mio sesso,
ogni riguardo al fondo della storia
quanto più dalla storia risospinto,
parole anacronistiche tormento
mentre cancello ogni commercio mondo;
le due di notte nella mente apprendo,
a loro la mia vittima sospendo.
lied dell'idiota 29
sul nulla, felice, mi accampo; sai
che non so di niente, sai che l'ignoro
il campo delle rendite promesse,
e non vado tradito, ché non curo
il sistema di calcolo infingardo,
il cardo velenoso delle prove,
punture acute, iati di vedute,
che sono idiota ed accattone e gatto,
che frugo la mia gioia dove no,
non c'è diritto e degne ricevuta,
ma sai che qui c'è tutto e che non manca
niente, sai che si mobilita, infinito,
tutto quel che congiura oltre l'umano,
quel che muscolo ignora d'ogni mano.
lied del posseduto 35
ch'io non voglio il tuo, d'amore, scambiato,
in cambio non lo voglio e non l'avrò,
sul niente costruisco quel che bramo
e divorato spazio il mondo a me donò,
amato amar perduto e senza stato,
non contavo che petali di schianto
che m'ama trama e chiama chi più sbrana,
volevo esser mangiato e divorato e basta
come ti dissi nel pieno silenzio,
ché ti guardavo senza mai sperare
un po' d'affetto a fare da affettato
per tagliare il mio pane consumato,
e condire, sfinito, l'infinito
demonico di familiare morso,
che solo, a solo, tiene ostaggio e nolo.
lied del ragazzo in amore 95.
quanta vita non vissuta vi resta
da vivere, ed ancora lì in disparte
a godervi il vostro, d'angelo, segreto,
angolo invitto dove siede il coro
di chi, non più, vi aspetta e viene incontro
ad annunciarvi come, poi, sarete,
quando vi resta, ancora, il non vissuto
intero, stretto al destino taciuto
della ruga alla fronte, all'occhio acuto
spento, quanta vita che, sparecchiata,
guardate astuto dalla calma fronte
dell'età che vi morde e non vi tiene,
quanto senso sfinito di catene
in quel che pare un unico universo
di fiati incanti e lumi di falene
lied del vizio 45
ho l'età dei disonori, son vecchio,
per pigrizia mai stato in lotta e seggio,
in sedia di potere avventurato
fatto segno di sventure e martiri,
come un verme di fiori ricoperto
e di onori comprati nel tuo mondo,
mia vita che ti perdo, mentre fuori
il mio seme corrompe ogni altro vizio,
antico come un dio senza più cielo
mi assento sempre dai più vuoti onori
inerme niente, non più visitato
che da corrotte gioie di giornata,
che da te risospinto in questo buio
luminoso di sesso, svuotavita...
lied del baratro 85
anche il baratro bara, e lo sapevi
tu che non amavi il gigionismo vacuo,
il parolame vano che si ammanta,
bara il radioso e il cupo, entrambi in duo,
duettano sagaci e vuoti al vento,
senza ornamenti ti volevi intorno
poco di senso e basta, incanaglire
sì, ma senza parere, e declamare;
al buio del pudore, anche alla luce,
ma non di sfolgorii vane querele,
non di botti, di colpi, ma d'oscena
ritirata sommessa, camminando
normale, come tutti, alla catena
sommando l'eleganza alla catena,
diffidate del niente come tutto,
anche il baratro bara, strappa il frutto!
lied dell'indifferenziato 88
in te vedeva, lui di me, diciamo,
tutti, gli altri irradiati in lui, che movo,
come in altri di tutti, rivedevo te,
d'intercambiabile disegno amore,
di bisogno di livello di sostanza
vertiginoso m'avvicino al solo,
all'osso nudo d'essere bisogno,
al solo, d'animale concupito,
al mai stato assimilato sogno d'essere,
mi trovo, quindi, in voi, disperso in questo
di buio, estraneo suolo, dove accampo
il resto, mio, di me, senza che d'altro
si sostenga il venire, il fatuo fiore,
inorpellato di gassosi riti,
scagliando d'urli al vento, cuor da cuore.
“Inter nos, da poco in libreria per i tipi di Aragno, che libro importante, hai scritto! Per il lettore impegnativo quanto bello, e per te per molti aspetti decisivo come può essere un maturatissimo ed insieme sorprendentemente rivelatorio bilancio.”
Marco Marchi in QN, Blog- Notizie di poesia, 6 Novembre
2013 a proposito di
Inter Nos, Giacomo Trinci, Aragno, 2013.
“Giacomo Trinci è un poeta che riesce a far dialogare la propria vasta e raffinata cultura con un sentimento sinceramente popolare, la tensione civile o comunque il senso del malessere profondo nel quale si aggira e si contorce la nostra civiltà, che molto spesso prorompe dai sui versi, con un tono a tratti scanzonato e provocatorio. La sua poesia combina, in una miscela audace, materiale lessicale di diversa e lontana provenienza, la parola colta della tradizione letteraria con il sillabare intermittente e incompiuto dei nostri giorni. Ne è riprova il suo nuovo lavoro Inter nos, pubblicato da Aragno, un libro massiccio e compatto, denso di circa duecento liriche (…)
La voce di Giacomo Trinci, senz’altro originale e immediatamente riconoscibile, coerente nelle varie prove della sua già significativa produzione (dopo l’esordio di Cella del 1994, vanno ricordati Telemachia, Resto di me e il più recente Senz’altro pensiero), si affida, in questo caso in maniera ancora più marcata, ad un cantabile di matrice operistica, sicuramente derivato dalla passione del poeta pistoiese per il melodramma, dai suoi studi di canto lirico e dalla tendenza, particolarmente accentuata in questo volume, a mascherare da inezia le tragiche rivelazioni quotidiane, figlie del pensiero che si sofferma sull’analisi spietata delle piccolezze e delle ipocrisie, del moralismo distorto, che caratterizzano le nostre vite. (…) “
Giuseppe Grattacaso, Melodramma poetico in Succedeoggi a
proposito di
Inter Nos, Giacomo Trinci, Aragno, 2013.
"dalla sua raccolta d'esordio del 1994, 'Cella', al suo ultimo libro 'Inter nos', l'opera poetica di Giacomo Trinci si situa di diritto a quel denso discrimine in cui l'agnizione di una propria immagine di uomo abitato dalla poesia e fattosi voce della poesia stessa convive perfettamente con una sorta di grande riconoscimento del mondo: una agnizione integrale e profonda, tra corpo e anima, drammatica e gioiosamente esaltante, carica di contraddizioni, ambiguità e inspiegabilità, ma anche dotata di contraddizioni, ambiguità e attrazioni inderogabili, resistenti appassionamenti e intraviste possibilità di riscatto".
Dalla motivazione della 12/a edizione -2013-del Premio Betocchi vinto da Giacomo Trinci
Giacomo Trinci, nsegnante, poeta, critico, traduttore. Ha pubblicato Cella, ed. Pananti (1994), racconti nell’antologia Camere con vista, ed. Festina Lente (1994), Voci dal sottosuolo, ed. l’Obliquo (1996), Telemachia, ed. Marsilio (1999), Resto di me, ed. Aragno (2001) Autobiografia di un burattino, ed. Gli Ori (2004). Senz’altro pensiero, ed. Aragno (2006). La cadenza e il canto, ed. Via del vento (2007). Inter nos, ed. Aragno (2013) Premio Betocchi 2013; In “nomination” al Premio Viareggio 2014. Con F. M. Corrao ha curato la versione poetica della raccolta “Nella pietra e nel vento” di Adonis ed. Mesogea e il volume della poesia Araba ed. “La Repubblica”. E’ stato redattore della rivista di letteratura “Pioggia Obliqua”, ha collaborato al periodico di letteratura “Stilos”, ad “Alias” de “Il Manifesto”, alla rivista letteraria del Gabinetto Vieusseux. E’ tradotto in spagnolo, arabo, inglese.
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La pagina viene presentata per gentile concessione dell'autore a Pioggia Obliqua