Da “La coinquilina scalza”
La Vita Felice 2004
Da piccola sbattevo le porte…
Quando sono diventata una che resta
seduta, che svuota le estati
a guardare la stanza dal balcone
per vedere se rientrando
neanche l’ultimo fantasma se n’è andato?
Ho un nuovo cane che dorme di fianco
ma tornano le stesse sere lunghe
le porte che sbattono addosso
senza la scossa accesa del fragore.
Bisogna avere la natura di chi resta
per saper tenere gli occhi sugli addii
che durano di più a farli da soli.
Da quando ti ho incontrato ho ancora voglia
di appendere qualcosa ai muri
di risentirmi in pace coi miei muri
ma lungo il gesto breve, nell’esatto
modo di sistemare le candele
c’è già tutta l’attesa del tuo sguardo
e la vertigine veloce di stagioni
che passeranno prima che tu veda.
Anche così ci si alza e si vive
come svuotando e riempiendo la casa
non di sé ma dell’arrivo di qualcuno.
E dicono che se ci sei anche tu
sembro meno nervosa…
E’ che mi togli i nervi e te ne vai.
So solo che la curva del tuo collo
è il posto più perfetto che ci sia
per questa fronte
e se mi abbracci è come entrare in casa
sapendo che non ci si può restare.
Con te sono rimasta sempre al vento
presa a un suono larghissimo di foglie
dentro la pace accesa degli inverni.
Finisce l’anno e sta per nevicare,
sono finiti sempre e ancora siamo
due voci appese male per cercarci.
Ma in fondo che cos'è la giovinezza,
cosa doveva essere oltre a questa
tremenda corsa in ciao sotto la pioggia
al vento… verso casa di qualcuno.
Da “Una stagione d'aria”
Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012)
Tutti i miei anni identici li lascio
in fila nei cortili e sui balconi
come giocattoli che a fine pomeriggio
rimangono per prendersi la notte,
e passano i mattini ad asciugare
e perdono colore a poco a poco.
Ogni volta che mi fermo faccio casa
in ogni casa faccio i miei cortili
di roba abbandonata che rimane.
Ma forse si può vivere soltanto
in queste due nature senza pace
chi in ogni cosa abita e chi passa
da sempre, chi fa il vento e chi fa il muro.
Il cane che ai miei piedi guarda l’alba
si prende il mio calore e chiude gli occhi.
Di nuovo sola fino a questa soglia.
I desideri fragili che allungano
le mani dell’estate sono ancora
nascosti come i nidi tra le foglie
sono rimasti in alto e senza voli.
Via dalle luci d’acqua e dai frastuoni
delle strade che filano sul mare
via dall’aria che prende alla schiena.
Ma noi restiamo qui come le radio
dimenticate accese in piena notte
come le insegne che hanno perso qualche luce
ma cercano lo stesso di brillare.
Perfetti come il volo degli uccelli
lo ripetevo all'infinito nell'estate
così sarebbe stata una preghiera.
Pensavo che saremmo stati
perfetti come il volo degli uccelli
nei cerchi e nelle svolte del destino.
Io non volo e non mi poso
io non canto
se non posso avere te pesto la terra
come chi vive contro la natura.
Le rondini non sanno partire
sono le figlie pazze del freddo
e forse stanno qui da qualche parte
continuano a ripetere che questo
è il loro autunno radioso d'aria
mentre le prende piano la neve.
Sono io la rondine bianca
la perfezione dello scherzo di natura
che non si vede finché non si posa
l'eccezione che sparisce contro il cielo
dentro la frenesia di tutti i voli.
Nessuno la crede capace
di arrivare dove tutte vanno
nessuno ferma il suo impazzire chiaro.
Sembrava solo quella che s'illude
l'intrusa scappata da un balcone
che non tocca la fine del mare.
Guardate come compie il suo cerchio
senza il marchio della disperazione
la rondine passata nell'inverno
quella che può resistere alla neve
che dorme bianca vicino a te.
Inedito
Noi non siamo come tutte quelle cose
che nascono già doppie a coppie, a paia
come le scarpe che non sono senza l'altra.
Noi due assomigliamo a tutto quello
che il tempo fa giocare col destino.
Quando l'ultima tazzina ancora sana
e il piattino comprato chissà dove
arrivano uno sull'altro
nella strana inseparabile perfetta
abitudine che li mette insieme.
Ma tutti i cocci e le rotture mancate
i traslochi, le mani dei bambini
alla fine non esistono più
loro stanno nel cuore di ogni giorno.
Bellezza inimitabile e bizzarra
di tutte le coppie imprevedibili
che non assomigliano a nessuna cosa
pensata semplicemente insieme.
Come si svela un giorno dopo l'altro
il senso di ogni cosa perduta
nel colpo da maestro che decide
la perfezione inaspettata che rimane.
Isabella Leardini
Nel 2002 ha vinto il Premio Montale con i testi in seguito editi nel suo primo libro La coinquilina scalza (Niebo/La Vita Felice 2004, IV ed). E' compresa in diverse antologie in Italia e all'estero, tra cui Les Poètes de la Méditerranée (Gallimard, 2010) e Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi 2012). E' direttore artistico del festival Parco Poesia e del Premio Rimini per la poesia giovane. Con l'artista Giovanni Turria cura le collezioni di poesia e grafica d'arte Print & Poetry.
La pagina viene presentata per gentile concessione dell'autrice a Pioggia Obliqua