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Poesia proposta

Angelo Santangelo

poesie da Screziature della porcellana, Le Farfalle, 2020

 

Prima del diluvio

 

Per perdersi e rinsavire

le tue fanfaluche neppure distraevano

l'epilogo del silenzio

l'attesa del diluvio

eravamo schiccheracarte scapigliati

resilienti, sparsi.

Per riaversi ed ammattire

resisteva l'umida fanghiglia

sulle nostre chiome

svernava il tempo maniscalco

sulle nostre selle

stantuffati, sparsi.

Per stringersi e fuggire

le mani deploravano la resa

tra le dita di pietra di un abbraccio

ammanettati, sparsi.

Per vivere e morire

sparpagliavamo cadenze e piume

nella stretta dell'urlo che svanisce

stralunati, sparsi.

 

 

 

Screziature della porcellana

 

ad Angelo Scandurra

 

Eppure non ti infrangi

esile creatura

di porcellana.

Luca Canali

Nessuna spia di sole

per viandanti su sponde d'acqua.

L'inizio disatteso, procrastinata la fine.

Solo forre e santini negli interstizi.

Chi può deglutire ancora?

Fabbri di chicchessia depongono

parole su seni di madri– guerriere,

forgiano spade e serpi per arte

o condanna.

Mentre poeti di porcellana

si squagliano al sole

e i loro dolori sono tesori

negli abissi.

Tacchi sull'agorà

 

Ma la piazza è morta, morta,

spenta: il dondolio delle nuvole

è sepolto sotto scarpe con il tacco

venti centimetri sovrappiù

decidui slanci

mani smaltate

scongiuri agorafobici

e Dio profanato con corni di stoffa.

Ma la piazza è morta, morta,

spenta: la calca è anonima

fucina di piombo rappreso

lo schermo è sguarnito

le teste svuotate

caldaia soporifera di manichini

diafana novella

in differita processione.

Ma la piazza è morta, morta,

spenta: non più agorà di uomini

bagnati da fuoco e semenza.

 

 

 

poesie inedite

 

 

 

In sordina e in posa

 

Nel balenio di luce

sorbito a sprazzi schizzinosi e lenti

l’imponderabile inverecondo assedio

ad alberi dai fusti cariati ed alti

noi, incamiciati, a penzoloni

su quattro volute di mosche

accerchiati dall’arsura.

 

Nessun sfavillio d’altri tempi

volo

nessun ricamato di farfalle

sentore o tatto.

Il fiato si libra sospeso, irreale,

quasi assente nel perimetro di sonno

che sigilla arrendevoli occhi e spazi.

 

Un assaggio di mela marcia

appena colta:

lezzo e grumo di buccia

nello schianto di fango

ed ossa sull’asfalto.

 

In sordina, come l’inciucio sibilato

da tripolari faccendieri in cashmere,

un adagio-omaggio di donna

dalle fauci di Cariddi ci ghermisce

con quella litania giunonica di sguardi.

 

 

 

È l’urbanità in una domenica

garbata di aprile che chiede il conto

con movenze ad uncino:

a noi, in posa, per una sculettata

profili silenziati

di incravattate girandole.

 

 

 

Davanzale di un segreto

 

Alle luci dell’alba affiora inatteso

e sono dune carnali sinuose: non bastano certosine

creature ad insabbiare disadorni capogiri

 

guizzi detriti

stagni cieli

gemme poltiglie

 

così appaiono calibrate immagini

dove il nero si fonde al nero

dove la sabbia diluisce l’acqua

 

ma un segreto

un sogno

allora cresce all’alba:

 

un sorriso a davanzale

su cui si poggia un mare

sconfinato di donna.

 

 

 

Mentre sei scalzo

 

L’invadente schierarsi delle foglie

mentre sei scalzo

e vorresti sporcarti di terra

a perdifiato.

 

Una silhouette irriverente

nuda e calzata

che guarda in te una sagoma in bilico

tra due limiti.

 

Una richiesta d’amicizia

rimasta intrappolata in uno schermo

perché non hai nulla da condividere

se non chimere e turbolenze.

 

Lo schienale planato in leggerezza:

i cuscini non raddrizzano

la curvatura materna delle scapole

in un sogno a mano aperta.

 

 

 

Angelo Santangelo è nato a Catania nel 1984 e risiede a Valverde (CT). Laureato in Lettere Classiche, è insegnante di materie letterarie e di attività di sostegno didattico. Ha partecipato ad “Isola Poesia”, promossa da “Interminati Spazi”, e ai cicli “Notte della Poesia”, “Rito della Luce”, realizzati da “Fiumara d'Arte”. Per le Edizioni “Le Farfalle” di Angelo Scandurra, ha pubblicato le raccolte poetiche Tra i boschi di Fauno assonnato (luglio 2012) e Screziature della porcellana (novembre 2020). Attualmente fa parte del Centro di Poesia Contemporanea di Catania.

Giulio Mazzali

Ogni volta che ammiriamo una perla dimentichiamo che è la cicatrice della malattia della conchiglia

Karl Jaspers

 

Alla vita (I)

 

Ti ho visto ancheggiare

e poi scantonare

 

Del tuo corpo,

della tua carne

non so più che farne

 

Stanotte abbiamo fatto l’amore

e chiodo nella terra battuta

non ho provato alcuno stupore

 

Stasera è tornata

 

 Stasera è tornata. Dallo stomaco

è salita al cuore, lieve

tra costa e polmone,

ad incontrare il punto

in cui la frattura si compone,

in cui costeggio sulla soglia

il tempo nuovo - altro da ieri

e da domani, quando tu amara

non c’eri.

 

Stasera è tornata. Dallo stomaco

è salita al cuore, lieve e senza

 stupore

La tua schiena immersa a filo

nella bianca lacca della sera,

il sorriso di mio figlio

, misura esatta

e tonda

di una vita intera

 

  

2 novembre

 

Non è diretto il cielo

della mia città, ma limpido

come la bellezza che obbliga

alla verticale,

come l’altezza

che stende intera

tutta la colonna vertebrale.

 

E m’accompagna meridiana

l’ascesi della strada,

nel giorno in cui soffici

al tepore

indugiamo sulla morte,

a non dimenticare

che il corpo –

e solo il corpo

è la dimora della nostra sorte.

 

 

Rassegnazione

 

 Che hai – chiede lei.

 

Scrivo, compilo,

restituisco alla pratica

del gesto

il segno curvo

e insufficiente

della mia rassegnazione

 

 Niente – rispondo.

 È tutto come avevo immaginato:

le carte, il passato

un bambino mai nato

 

 

Convivialità

 

La convivialità mi fa

orrore

puntura

trafittura

orrore l’esotico

l’agopuntura

Grazie

Scusa

il gatto e le sue

fusa

Odori come

schiamazzi

Amo mio figlio ma

la convivialità

l’umanità

che senso ha?

 

 

 

L'autore è docente di lettere, recentemente (2018) Tempora è stata pubblicata da L' Erudita di Giulio Perrone.

 

 

            MARCO   BINI

"La storia del cane che tra gli anni Venti e gli anni Trenta a Tokyo si recava ogni giorno alla stazione per attendere invano il suo padrone - morto improvvisamente mentre si trovava al lavoro - è molto nota, ma non di meno ha spesso stuzzicato la mia fantasia. Nell'immaginario popolare essa spesso trova la sua collocazione nel repertorio del kitsch sentimentale, richiamando alla mente virtù come la fedeltà e l'amore incondizionato. Tuttavia a me ha sempre ispirato altre riflessioni. Ed è da questa vicenda che sono partito per ideare Il cane di Tokyo, la mia seconda raccolta di poesie. In realtà la vicenda si consuma in una sola delle sezioni del volumetto, posta al centro dello stesso, dalla quale si irradiano altre sezioni che le sono germinate attorno.
Pensavo che avrei realizzato una raccolta di poesie attorno al tema della coerenza. Una qualità che - volendo antropomorfizzarlo - al nostro cane non manca. Una qualità solitamente giudicata positiva, ma della quale vedo le luci e percepisco le ombra, facendola diventare un tema interessante per costruirvi attorno un testo letterario. Mi sono ritrovato con un libro che parla forse più di tenacia (una sfumatura secondo me nettamente differente), e ho imparato una prima lezione: in poesia viene prima la poesia, il tema, se proprio deve esserci, emerge spontaneamente.
Attorno al dialogo surreale tra una voce narrante/interrogante e il cane del titolo, ho costruito una raccolta con la quale ho inteso pormi, e porre a chi legge, domande sul nostro presente. Domande non nuove, ma che ho rivestito della mia sensibilità di uomo del XXI secolo. Ha senso spendersi fino a consumarsi talvolta per essere artefici del proprio destino, specie in un mondo che si rivela sempre più incontrollabile e dove tutto sembra deciso altrove? Che cos'è l'attesa: la virtù dei pazienti o una forma di resa incondizionata verso gli avvenimenti? Qual è la postura migliore per stare al mondo?
Una raccolta che - come ha colto bene Alberto Bertoni nella prefazione - è essenzialmente allegorica, dove di umani ne compaiono pochi, e quando ci sono figurano ridotti allo stato di randagi sulla Terra o come personaggi di finzione (alcune poesie sono dedicate ai protagonisti di film che amo). Una raccolta per la quale ho cercato di mettere a punto una lingua ruvida, che in certi momenti si muove verso un'espressionismo duro e quasi pulp, ma che ha nelle accelerazioni liriche il suo cuore pulsante; ed è lì che risiedono la richiesta di senso e la domanda di riscatto che innervano anche i testi che qui sono presentati. "

 

Marco Bini per Pioggia Obliqua

 

 

   Il cane di Tokyo

 

 

 

 

 

 

Ore trascorse a mordersi la coda

 

contano, eccome: sono ore vita

 

comunque si declini la nozione

 

riguardo l’utile e il tempo perso

 

il da farsi, il già fatto e il faceto

 

movimento del tempo quando annoda

 

i fili incustoditi in un gomitolo

 

serrato che non si apre con le dita.

 

 

 

Il piede piega alla posa del cane.

 

 

 

Il richiamo è uno schiocco trancia-vento

 

altro che un angolo ampio in eccesso

 

non dispiega davanti alla paura

 

della bocca che mastica e va a vuoto.

 

 

 

Così le zampe si fissano a terra

 

le unghie – dure – si fanno radici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tue news in quantità arrivano, amico

 

evaporato in volo in una stilla

 

di stupore allo sprint per latitudini

 

cui la tua stella ha diretto la rotta.

 

Rinvieni in ogni dove come il radio

 

alle radici, dentro la rubrica

 

o nel vuoto tuo posto passeggero.

 

 

 

Lascia che sia ipermetro per dirtelo, se vuoi.

 

 

 

Hai mandato un’immagine in cui rotola

 

un livido di nuvola e s’avvoltola

 

il cielo proprio sopra il tuo balcone.

 

Un post dall’Armageddon ma è su quattro

 

lati il mare – chiarisci – che rigonfia

 

e gioca strani scherzi.

 

 

 

Anche l’Asia

 

fissata sulla mappa è come un’isola

 

ma si fa turbamento di distanze

 

e all’idea di addentrarsi capogiro.

 

 

 

Di una cuccia che a pezzi infradiciata

 

al lato del cortile sta cadendo,

 

del gioco che consente la catena,

 

di necessità fatta la virtù

 

più singolare; questo ti riporto

 

alla memoria mentre presagisco

 

all’altro estremo sotto i polpastrelli

 

un pre-pensiero cui non dai l’INVIO.

 

 

 

La deriva si accorda ai continenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nient’altro che un rimpallo di materia

 

infinitesima e non sparizione

 

degli strati più zingari del mondo

 

si ottiene a insistere fino alla crosta

 

atomica dei piani; è il pianeta

 

che espulso per igiene fa ritorno

 

e generandosi ancora si addensa.

 

Dal panno al vento: armata di puntini,

 

un uragano in una bolla elettrica.

 

 

 

Spogliazione. A un profilo più prudente

 

il rasoio riduce delle guglie,

 

al formicaio ripiega le case.

 

Rattrappiscono i corpi e la memoria

 

si assembla per sfaldarsi. A galla, polvere,

 

dei flutti fino al fondale s’infiltra,

 

sott’acqua ricongiunge terre emerse.

 

 

 

Millenni di travaso e l’equilibrio

 

di un’unica palude dilagante:

 

in un sottomarino articolarsi

 

nostalgico dell’alba non c’è scoria

 

rimasta intatta al nostro dilavarci,

 

solo avanzi sommersi senza storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con la sua ascesa prende il via il tramonto

 

di una stella o forse inizia con il suo non essere

 

stella ancora ma scintilla di fornello

 

che non avvampa divorandosi i dintorni;

 

ne viene poi un’altra che già muore prevalendo.

 

 

 

A testa in su è uno spettacolo plasmante,

 

allegoria scolpita nel timpano del cielo.

 

A poche spanne c’è la luna nel vapore

 

del suo latte che stenebra le tegole

 

lasciate a riparare letti sfatti e la terra

 

in sé stessa inabissata, fatta di ceramica.

 

 

 

Ad altezza d’uomo si propaga un nuovo

 

e ribadito ordine reale mentre a milioni

 

di chilometri brilla un primo innesco

 

di luminosità incalzante: assieme imparano

 

a splendere di una celeste pace di Vestfalia.

 

Necessita ai superstiti un firmamento da incolpare.

 

 

 

 

 

 

 

TORO SCATENATO

 

 

 

Il gioco non era divertente. Finivo con le scapole

 

forate dalle nocche e il cuore rimbombante

 

fuori posto ad ogni botta sempre di una forza

 

sopra la misura.

 

Nei gesti grezzo e nella vita

 

una palla di cannone sparata contro il mondo.

 

 

 

Cascasse pure tu solo per dispetto rimarresti in piedi.

 

 

 

Uno così contiene uranio sotto la sua scorza.

 

Un baffo di sangue, a volte la barba completa

 

una foto sul giornale e un nomignolo scadente:

 

altro non porti a casa dagli incontri

 

perché vincere è gloria e smarrimento, un pugno

 

alzato e la puntura sull’orgoglio che torna

 

a farsi sotto.

 

Giù non vai finché non avrai chiaro

 

se è tutto ciò che vuoi o se quando dici tutto

 

è per non dire che altrimenti vedi se ci pensi

 

solo il secchio fondo dove galleggia la spugna.

 

 

 

 

 

 

 

 

BUZZ ALDRIN

 

 

 

“Una magnifica desolazione”.

 

Il vecchio solito trucco, un ossimoro

 

scagliato ai limiti del sentimento

 

ma un centro al primo colpo quel gracchiare

 

intermittente, mito nel suo farsi.

 

Potrebbe uscirne a termini invertiti

 

il titolo perfetto per un secolo.

 

 

 

“Cosa hai provato all’aprirsi del vuoto

 

intorno, al trasmodare dei minuti –

 

gli chiesero – per primo raccogliendo

 

fra le mani un pezzetto di poesia?”

 

“Pensavo al giorno dopo e che un’occhiata

 

oltre il muro è un impulso naturale

 

che preme anche se alto e senza appigli,

 

che la velocità è stata fatta

 

per essere esperienza: si rimpiange

 

l’inottenuto non che un gesto superi

 

il pensiero” rispose, al quarto whisky.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal nocciolo elettrico del temporale c’è chi

 

ci ha scattato un’istantanea; si è tirato

 

il nero delle nubi sulla testa e ha fatto clic.

 

Di sorpresa ci ha colti nel bagliore

 

riassumendoci nei contorni e nel nero

 

di concavità e nodi sottraendoci spessore:

 

adesivi apposti su natura viva.

 

Sulla ghiaia erbacce portate dal vento sbalordisce

 

quanto siamo casuali e smontati a compromessi

 

confinati dalle spalle e sotto il peso dei capelli.

 

 

 

Vale allora un lampo a fare luce anche dentro

 

noi e l’aria compresi nello squarcio

 

ad attrarci gli occhi gli uni dentro gli altri

 

a rivelare quanto inerme è la pelle, e la pietra.

 

 

 

È una sera di quelle che l’indomani non sapremo

 

raccontare, l’attimo prima della bomba:

 

uno spavento al confronto è fosforo allo stato puro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eppure l’avevo scacciata, chiaramente mostrandole

 

come uscire; fece invece il suono della foglia

 

che friabile si frantuma nella richiusa pressa degli stipiti.

 

Cadde poi al riaprirli con un tuffo senza gloria,

 

un racconto consegnato ad un finale sbrigativo,

 

il nero-giallo rovinato ma ancora respingente.

 

La abbandonai. Un’offerta sull’altare in travertino

 

del davanzale al dio del caso o all’inserviente.

 

 

 

Provvide invece un elisoccorso della specie discendente

 

lungo un filo che non c’era a planare e a fallire

 

cento volte l’intreccio di zampette per una discordante

 

geometria da forzare alla ferrea volontà di vespa.

 

 

 

Questo è il punto – di una pietà moderna scriverebbe

 

il recensore pigro – in cui la giungla cede a uno spiraglio

 

da celeste assunzione a illuminare sfatto il fante

 

che sussurra “col cazzo che ti lascio” al suo compagno

 

gli occhi rovesciati nell’ultima fantasia morente.

 

Neanche quella volta mancarono il decollo, il ronzio

 

e il volo verso un gigantesco sole accecante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RIPENSANDO A HEANEY

 

 

 

Se te la senti – e fìdati, si sente –

 

la carta avvolta stretta sopra i muscoli

 

guastarti ogni guizzo quando sbatti

 

contro il sabato e sfarsi poi in minuscoli

 

 

 

sforzi gli inutili ampere in accumulo,

 

prendi il volante e guida a capofitto

 

dove ogni curva alla via cambia il nome

 

e sali dove il cielo è un manoscritto

 

 

 

per il falco e i rami dopo il pioppo

 

del castagno e da sponda fa il crinale

 

allo scrivibile che si nasconde

 

fino giù all’orizzonte tuo mentale.

 

 

 

Da lì si vede proprio bene Modena

 

appena effondere dal suo respiro:

 

ne indovini le piazze nei collassi

 

in superficie e l’idea del raggiro

 

 

 

che fanno i fiumi a stringere e riaprire

 

la scheggia di pianura detta Emilia.

 

Scendi poi verso sera dolcemente

 

in folle: c’è un torpore che assomiglia

 

 

 

al cauto soverchiarti di un custode,

 

spicchio di sole in tasca, e c’è una lotta

 

con le ortiche fra i piedi pronti al salto

 

come le dita nell’acqua se scotta.

 

 

 

 

 

 

 

 

DAI VENTI AI TRENTA TRA GLI ZERO E I DIECI

 

 

 

Esorbitanti ne capitavano, incontenuti dai recinti

 

e altri che in un buco alla difesa il perimetro

 

eccedeva: gli anni si inanellano e non tornano

 

nel conto in diretta piuttosto collimando

 

al ricordo cui disporsi. Sereno, trattabile,

 

nei venti tra gli Zero e i Dieci ad urti

 

proceduti e scatti come evolvendosi una specie,

 

accerchiato dall’eccentrico mio espandermi.

 

 

 

Di frequente nella fronte si rovesciava il sangue

 

dal rischio manifesto spinto forte

 

che allo scrutarmi crollasse il sipario delle ciglia.

 

Ore per calmare il cuore e nello sbattere

 

il tappeto volante posteggiato sotto casa.

 

 

 

Sarà la vampa che si ossigena ammattita

 

a temprare o il bluastro sottotono delle braci

 

undicimila giorni dopo con la forza avermi offerto

 

l’aria il destino cui mi accingo o che già incarno?

 

 

 

Non sopito un indizio almeno nella cenere

 

lucciola preziosa la notte riorienti

 

un soffio attizzi e non sparpagli come stelle

 

ciò che ancora in qualche mia parte brucia:

 

mi faccia luce nel brancolare vicino casa.

 

 

 

 

 

da Il cane di Tokyo, Giulio Perrone Editore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Bini

Laureato in lettere moderne all’Università di Bologna, oltre a scrivere poesie e traduzioni, collabora con l’organizzazione di Poesia Festival in provincia di Modena e lavoro come free-lance nel settore della comunicazione. Suoi testi sono apparsi sulle antologie La generazione entrante (Giuliano Ladolfi editore, 2011) e Post ‘900 (Giuliano Ladolfi editore, 2015). Nel 2011 è uscito il suo primo libro di poesie, dal titolo Conoscenza del vento (Giuliano Ladolfi editore), che ha ricevuto diversi riconoscimenti. Nel 2013 ha prodotto con Anonima Impressori di Bologna una plaquette in tiratura limitata, Posto unico. Poesia sul cinema. Nel 2015 è uscita la sua seconda raccolta di poesie, Il cane di Tokyo (Giulio Perrone editore).

 

  La pagina viene presentata per gentile concessione dell'autore a Pioggia Obliqua

 

 pioggiaobliquascritturedarte@gmail.com

 

 


 

" Pioggia Obliqua una rivista

affermata e prestigiosa."

 " Un grazie di cuore a 

Pioggia Obliqua i cui molti meriti nei riguardi della poesia non saranno mai abbastanza sottolineati."

 

Alessandro Fo

 

 

" Saprà o vorrà ancora la forza accumulata (...) resistere alla forza di omologazione che la tecnologia sembra inevitabilmente portare in seno?(...) Prevedo un lungo periodo di 'agonie', voglio dire di lotta (...) sarà probabilmente quella la forma e la sostanza del poetare che ci aspetta."

 

Mario Luzi

Da un suo scritto per Pioggia Obliqua a proposito

del  'senso di fare  poesia', gennaio 1996

 

 

" Io credo che un pò di silenzio ci faccia bene, c’è un coro di voci “troppo alto”, sgraziato, che ci sommerge, e non mi riferisco solo alla letteratura. In questa specie di “frullato” che siamo costretti ad ascoltare quotidianamente, il valore delle cose si perde.

 

Se c’è un attimo di riflessione, di

silenzio, la parola scritta o detta assume maggiore rigore."

 

 

Antonio Tabucchi

 

Intervista rilasciata a Luigi Oldani e

Elisabetta Beneforti per Pioggia Obliqua 

 

 


" Il sito Pioggia Obliqua mi ha "donato questa nota sul mio libro (...), ma l'intero sito è da seguire."

 " (...) e un ringraziamento per tutto ciò che P.O. fa per il mondo della poesia."

 " (..) E la stima è da me ricambiata verso il vostro prezioso sito!"

 (...) sempre attenti e preziosi gli amici di "Pioggia Obliqua".

 

Bruno Galluccio

 

 

" Un bel luogo d'incontro tra scritture."

 

Matteo Pelliti

 

 


" Non so dire se la bellezza salverà il mondo, come pensava Dostoevskij, ma mi piace pensare che sarà così. In fondo, già Stendahl sosteneva che "la bellezza non è che una promessa di felicità". 

 

Vittoria Franco

per Pioggia Obliqua

 

 

" Agli amici tanto tanto amati di Pioggia Obliqua, poeti invincibili della vita, il mio abbraccio umile e il mio ringraziamento, per mantenere la poesia come unica veritá nel mondo."

 

Daniel Fermani Gonzales

 

 

 

 

" Rivista preziosa, che seguo da tempo."

 

Alfredo Rienzi

 

                 

 

 

 

                    

 

 

                  

 

                       Consigli di lettura

 

 

    

 Nella omonima rivista cartacea 'Pioggia obliqua rivista di letteratura e culture', pubblicata negli anni Novanta, una intervista a
Antonio Tabucchi,
Edoardo Sanguineti,
Mario Luzi. 
Un testo di Valerio Magrelli. 
Mario Luzi, Luigi Baldacci, Patrizia Valduga, Attilio Lolini, Gabriel Cacho Millet, Marco Marchi e Loriano Gonfiantini rispondono
sul senso di fare poesia in quegli anni.
Risposte attualissime.

 

 

 

 

 

 

 

 


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  • La Prima
  • Noi
  • La RESISTENZA 25 APRILE
  • DIALOGO CON ANTONIO TABUCCHI
  • Quattro domande a MARIO LUZI
  • Un'intervista a Edoardo Sanguineti- Un testo di Valerio Magrelli
  • Quale presenza. Testi di: Luzi, Baldacci, Valduga, Cacho Millet, Lolini, Marchi, Gonfiantini...
  • LA PAGINA DI PAOLO LAGAZZI
  • LA PAGINA DI MARCO MARCHI
  • "Una goccia d'inchiostro di china" a cura di Cristina Banella
  • SPAZIO ALLA BELLEZZA
  • Per ENZO SICILIANO
  • Ricordo di LUIGI BLASUCCI
  • Per SILVIA RIZZO
  • La poesia di Fernanda Romagnoli
  • H A I K U di Luigi Oldani
  • 'Aghi di Pino' scritti di Luca Cenisi
  • Poesia: ENZO MAZZA
  • Poesia: Alba Donati
  • Poesia: Alessandro Fo
  • Poesia: Franco Buffoni
  • Poesia: Roberto Deidier
  • Poesia: Isabella Leardini
  • Poesia: Paolo Ruffilli
  • Poesia : Clara Monterossi
  • Narrativa-Poesia: Tiziano Fratus
  • Poesia: Giacomo Trinci
  • Poesia: Elisa Biagini
  • Poesia : Maria Pia Quintavalla
  • Poesia: Rosaria Lo Russo
  • Poesia: Matteo Pelliti
  • Poesia e fotografia : Elisabetta Beneforti, Shandong lu
  • Poesia: Elisabetta Beneforti, Senza Permesso
  • Poesia: Cinzia Marulli
  • Poesia: Roberto Veracini
  • Poesia: Giuseppe Grattacaso
  • Poesia: Daniel Fermani
  • Poesia: Alberto Toni
  • Poesia: Stefano Bortolussi
  • Poesia: Rosalba De Filippis
  • Poesia: Fabrizio Parrini
  • Poesia: Giancarlo Baroni
  • Poesia: Alfredo Rienzi
  • Paolo Pagli Haiku
  • Poesia: Claudio Pozzani
  • Poesia: Marina Pizzi
  • Poetry: Jeffrey Harrison
  • Poesia: Jeffery Harrison Poesie e un'intervista
  • Poesia: E.Seghetta Andreoli, A.D'Errigo, S. Colli, F. Giusti
  • Poesia: Saverio Bafaro
  • Poesia: Lucia Cupertino
  • Poesia : Giordano Occhini
  • Poesia: Michela Zanarella, Ester Monachino
  • Poesia visiva: Elena Marini
  • Poesia Visiva : Luc Fierens
  • Poesia: Francesco Bargellini
  • Poesia: Daniela Gentile, Claudio Pasi
  • Stefano Loria pittura-poesia
  • PROPOSTA POESIA a cura di ALESSANDRO FO
  • Poesia proposta: Canale, Lombardi, Merola, Tognoni, Bertone.
  • Poesia proposta: Gian Luca Guillaume, Luca Ispani, Filippo Amadei
  • Poesia proposta: Di Gennaro, Repossi, Rimolo
  • Poesia proposta: Angelo Santangelo, Giulio Mazzali, Marco Bini
  • Poesia proposta: Cunial, Viti, Viotto
  • Poesia : Greta Rosso
  • Poesia: Giovanna Cristina Vivinetto
  • POESIA : Jean Soldini
  • Poesia : Daniela Zambrano - editi e inediti
  • Poesia proposta : Manuela Mori, Selene Pascasi
  • Poesia proposta: Mirra, Allo, Strinati, Ciampalini, Carnevali, Peralta, Casulli, Bresciani, Marrone
  • Poesia proposta: Vera D'Atri
  • Poesia proposta: Laghi Pasini, Milleri, Malerba, Corbetta, Merico
  • Poesia Proposta: Valerio Succi, Michela Gorini
  • Poesia Proposta: Filograna, Della Ciana, Imperato
  • Poesia Proposta: Alessandro Monticelli
  • Poesia Proposta: Luca Gilioli, Pierpaolo Lazzaro, Hero Haze
  • Poesia Proposta : Ornella Mereghetti, Danilo Luigi Fusco
  • Poesia proposta:Pietro Edoardo Mallegni, Anna Polin, Susanna Russello
  • Poesia proposta: Marco Serravalle,Matteo Piergigli
  • Poesia : Sara Comuzzo
  • Poesia proposta: Antonietta Bocci,Valerio Sanzotta
  • Poesia Proposta: Viola Bruno, Alessia Lombardi, Maria Bochicchio
  • Poesia proposta : Maria Benedetta Cerro, Gabriele Greco
  • Poesia proposta: Abruzzese, Marcantoni,Pedrazzi
  • Poesia Proposta: Alessandro Giraudi, Henry Ariemma
  • Poesia Proposta: Federica Carossi, Francesca Ragozzino, Doris Bellomusto
  • Poesia Proposta : Valentina Sessa
  • Poesia Proposta: Gabriella Musetti
  • Poesia Proposta :Guglielmo Aprile,Michele Piramide
  • Poesia proposta : Doris Bellomusto, Virginia Veludo, Patrizia Baglione
  • Proposte Poesia, Segnalazioni
  • Giancarlo Baroni :Animali in versi
  • Lorenzo Monticelli
  • Viaggiando in Italia. A cura di Giancarlo Baroni
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  • Letture oblique 1
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