CLARA MONTEROSSI
La sua poesia, apprezzata già negli anni Novanta
dal Prof. Antonio Piromalli (....) è stata oggetto d’ attenzione
e di positivi contributi critici da parte di grandi poeti e letterati fra cui
Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani e Alessandro Fo.
POESIE
Da “Stanchezza di Mnemosine”
Sorprese.
Mi sorprendo a parlarti all’imperfetto:
“Tu pensavi così…così dicevi…”
Ti ricordo a te stesso. E tu mi segui
docile a volte, a volte un po’ seccato:
“ Ma che vuoi che m’ importi più il passato?”
E il presente?
Anche quello è poca cosa:
ora un baleno, ora una nebulosa.
Dissolvenze.
Dove sei, dove vai! Giorno per giorno
t’assottigli e per poco non dilegui
dal mio occhio che vigile ti segue,
come un filo di fumo, come un sogno.
Resta, ti prego, fatti più vicino,
qui c’è ancora una patria che ti attende:
filo di fumo, sogno, il tuo camino
vorrei essere io,
io il tuo dormiente.
Tempeste. (Orfica)
Spesso discendo agli Inferi, per darti
una traccia di canto, un lieve accenno,
lungo cui risalire verso un senso
che ci accomuni.
…Anche se ci fanno
ressa intorno le ombre, e solo a stento
riesco a infrangere il muro del divieto;
e un passo poi mi segue in lontananza,
ma non è più il tuo passo, e a volte ho tanta
voglia (perdona!) di voltarmi indietro
L’altra. (Afasia)
Anche questo è un addio, un defilarti
soft; sembra quasi che mi dica:
“Io non ho colpa, io mai ti avrei tradita,
se c’è una colpa è tutta di quell’altra.
È lei che regge i fili, e scioglie e annoda,
e tira e molla e tira notte e giorno,
che man mano mi ruba le parole,
che mi rapina addirittura i sogni.
Ed è perciò che ormai sempre più spesso
resto con lei: per ritrovar me stesso”.
Apatia.
Ma che fai, cosa vuoi perché ti schiodi
dalla tua indifferenza, non t’importa
d’essere risucchiato via dal vortice
che avanza e di cui pare che tu ignori
la minaccia?.
Lo so, ben altre braccia
occorrono, ben altre che le mie.
Tu, tanto, nelle braccia sei di Dio,
come Lui invulnerabile. Ma lascia
ch’io mi salvi!
E invece stai a guardare
e mi rispondi: ”Che ci posso fare?”
Parole I
Non abbiamo bisogno di parole,
corrano pure dove più gli piace
senza voltarsi, noi qui stiamo in pace
e inseguirle sarebbe un grave errore:
tanto, storte e sbilenche come sono,
che avrebbero da dirci ora di buono?
…
A questo punto un gesto, una carezza,
forse, un sorriso, un piccolo sonoro
silenzio sono l’unica salvezza.
E se ancora fantasmi di parole
c’inseguono, mettiamo la sordina
all’ascolto. Alla vita che continua.
II
Un sorriso soltanto. Vorrei dirti
tante cose, ma non c’è parola
che ti raggiunga, ormai neanche da sola
parlo più, tanto so che per sentirti
adesso occorre fare in fondo al cuore
il più alto silenzio: è lì che esisti,
è lì la patria in cui non so seguirti
mai fino in fondo. Tuttavia ci provo.
Ci provo, ma sorridere è un’impresa
sempre più faticosa con intorno
fantasmi di parole in mesta fuga.
Quelle che a volte mi ripeto in sogno
e poi l’alba – e sapessi quanto pesa! –
ricancella. Ma l’eco ancora dura.
Fiat voluntas.
Sono sempre più rare le tempeste,
Dio sempre meno soffia sulle acque;
di tanto visibilio più non resta
che questa calma piatta
in cui più non ti cerco e non ti seguo
eppure ti ritrovo, come il cieco
al tatto. E non ti guardo ma ti vedo
perché anch’io sono un’altra.
Da “ La stanza della cometa “
Veglia.
Stanotte è venuto il vento
portando con sé strane voci;
foglie e lamponi, agli incroci,
addensano strane ombre.
Ambigua nel suo sonno,
la notte conta i passi
come d’ una diàspora
in lenta mutazione.
Si sa che esiste un varco
fra un piano e l’altro del sogno:
così, un occhio che dorme
talora s’ apre e guarda.
…..
Estremamente sottile
diaframma ora si lacera,
s’ impiglia un‘ orma, e naviga
il passo in altra direzione.
Scruto ogni oggetto, come
a evocarne i contorni
consueti, in un ritorno
sempre più elusivo.
-Dov’è la patria?- E il passo
riaggancia il sonno al suo timone
per una nuova rotazione
intorno al proprio asse.
…..
Sia pure quella di Natale
quest’ alba che non si decide,
o solo quella successiva
a un’ altra già passata:
è comunque una data,
e siamo ancora vivi.
-Benché sia impegnativo
dichiararsi tali !
…..
Indiscreto, un volto
mi scruta dal televisore,
quasi valutando il torpore
cui mi sono arresa.
E c’ è, come sospeso
nell’ aria un punto esclamativo,
che cadendo s’ inclina
e s’ allinea al sonno.
……
Sfilano su un fondo inerte
titoli senza suono;
filtra una luce, ma i lampioni
sono spenti da un pezzo.
E non mi raccapezzo
né sull’ ora né sul giorno,
c’ è come la bava d’ un sogno
in questa luce incerta;
e in questo doppio cuore
che cerca la più idonea cesura
su cui impostare l’andatura
per il prossimo verso.
…….
La ferita d’ innesto
é sempre un trauma e duole;
ma sento ch’ è in agguato il sole
dietro le finestre.
E per sottrarmi ad un oscuro
abbraccio spezza in fretta
i nodi d’ una legatura
ormai troppo stretta.
Viaggio di Natale ( Neve ).
Ci venne incontro come la cometa
ai pastori,
in silenzio, fiocco a fiocco.
Ci fermammo un istante; era la notte
ad un passo,
e in quel suo passo, leggeri,
c’ incamminammo verso il nostro “ c’era
una volta “, che c’era e ora ci manca.
C’ era anche mio padre in quell’ allegro
Natale del novanta.
Trittico della nostalgia
( Dimensioni )
Fu un errore cercarti: dimensione
magica, un tesoro eri nel tempo,
da vagheggiare quando più struggente
fosse il bisogno di consolazione.
Giammai da riscoprire. Non m’ incanta
quel che mi offri: io noto quel che resta.
E si dissolve il suono delle feste
antiche al mesto ritmo d’ un adagio.
( Psiche )
Tutto è stato sognato. Non c’ è lume
che guizzi più, né ospite straniero
che dall’ abisso del suo ciglio illune
dischiuda il varco e al passo degli dei
transiti in terra.
Ormai l’ Ospite a prova
di bomba dorme, e anch’ io – sia onore al vero! –
in questo buio pesto ora mi muovo
quasi a mio agio; né m’ occorre lume
per sapere cos’ è quel che mi investe
il viso, quando avverto
il frangersi dell’ onda : è solo spuma!
( Il passo )
Non è più la certezza d’ un cammino
che spinge il passo: il passo oltre se stesso
procede perché questo è il suo destino.
E, a fargli strada, tutto un universo
che oltre il termine ultimo, oltre il ciglio
s’ espande perché ancora l’ attraversi
questo passare senza meraviglia
di moto in moto, lungo uno schioccare
secco, che suona ma non fa scintilla.
Trittico dell’ infanzia
Settimane
Troppo forte
era il grido delle rondini
e dei fanciulli
tesi, come in volo,
sul filo chiaro delle “settimane¹”
fiorite dai gessetti,
e attraversate
su un piede solo.
Troppo forte
perché non ne ritrovi
ancora l’ eco:
un piccolo risvolto
sonoro oltre i rumori dileguati,
oltre i giorni giocati,
quando l’ anima
si dispone all’ ascolto.
¹ Si tratta del gioco infantile chiamato per lo più “campana”.
Traversate
Era un salto nel buio
la porta chiusa,
e tutto quel silenzio intrappolato
dietro;
delle veloci traversate
della mia infanzia
quello che mi resta
è un indugio sospeso, un batticuore,
e un canto:
come atto di coraggio
nel tumultuoso e rapido passaggio
soltanto di me stessa.
La sfida.
-Vuoi scommettere che ci passo sotto?-
E il muletto legato alla fontana,
in quel torrido agosto,
era poco presente
a se stesso, se attese in un momento
d’ abbiocco, forse,
( o fu un colpo di mano
dell’ Angelo Custode?), che passasse
la piccola incosciente.
…
Quella che ancora,
piccola così,
acquattata fra un piano della mente
e l’ altro
sento a volte oscuramente
passare al ralenti.
Da Q. Orazio Flacco. Satire II, 6 vv 80 – 117
Il topo di campagna e il topo di città
Un giorno un topolino di campagna
accolse nella sua povera tana
un topo di città, come un compagno
di vecchia data. Certo, grossolano
lo era un poco, il nostro, e anche taccagno
con le provviste, non così villano
tuttavia da non schiudere il suo cuore
all’ accoglienza. Dunque, in due parole,
si dà molto da fare il tapinello
a tirar fuori ceci e lunga avena,
e chicchi d’ uva secca, e anche brandelli
di lardo, nell’augurio che una cena
varia vinca le remore di quello,
che, dente in su, schifato, sfiora appena
i vari piatti mentre lui, il padrone,
sdraiato sulla paglia di stagione,
manda giù loglio e farro, per rispetto
lasciando all’altro il meglio del banchetto.
Dopo gran pezza infine aprì la bocca
il cittadino: “ Amico, che piacere
c’ è a vivere di stenti sulla groppa
di un’ erta selva? Non vuoi tu vedere
in confronto ai tuoi boschi come va
a vivere fra gli uomini in città?
Su, dammi retta, mettiti in cammino
insieme a me; se il misero destino
di noi tutte creature della terra
è combattere e perdere la guerra
con la morte, la cui ombra grifagna
grandi e piccini tutti ci accompagna,
fino a quando ci venga consentita
questa dolce avventura della vita,
memori ahimè di quanto essa sia breve,
l’altro compagno nostro sia il piacere”.
Da questi detti il nostro eroe colpito,
dalla sua tana schizzò via leggero,
e ambedue sul cammino stabilito
per la città s’avviano, col pensiero
d’entrarvi di soppiatto, favoriti
dalle tenebre. E già la notte era
a mezzo quando l’uno e l’altro pone
…zampa in una magnifica magione
con letti eburnei e drappi cocciniglia,
e in cesti adorni, a un canto – Oh meraviglia! –
cataste di vassoi sopravanzati
a una cena sontuosa e molto lauta
del giorno prima. Fatto accomodare
l’ amico su uno splendido sofà,
veste in su e piede lesto, tale e quale
a uno schiavetto, è il topo di città
che ora a sua volta si dà un gran da fare
a servire il riverso commensale
con stile, fra corsette e leccatine
d’ assaggio. L’ altro, al centro del festino,
già esulta per la sua mutata sorte
e s’atteggia ad allegro convitato,
quand’ ecco che uno strepito di porte
interrompe la recita. Sbalzati
giù dai letti, ora iniziano le corse
via per la sala, corse mozzafiato
allorquando l’intero caseggiato
rintrona del latrare dei molossi.
“ Amico – dice allora il campagnolo –
resta pure a godertela da solo
codesta pacchia. Io torno nel protetto
della mia selva, al mio quieto buchetto,
e alla mia magra veccia che, di fatto,
restano preferibili all’ infarto”.
Clara Monterossi
Ha insegnato Lettere nei Licei.
Opere edite: Spartiacque (Casa editrice Il Gabbiano Messina), Gli aquiloni (Campanotto, Udine); Traduzioni/tradimenti e fantasie degli Epodi e di una scelta di Odi di Q. Orazio Flacco (Il Gabbiano, Messina); La stanza della cometa (Il Gabbiano, Messina ); traduzione delle Satire di Orazio (Passigli, Firenze); Come un mattino all’autogrill (Passigli. Firenze); Anni Sessanta (Il Gabbiano, Messina ). Ultima raccolta ancora in fieri: Stanchezza di Mnemosine.
La sua poesia, apprezzata già negli anni Novanta dal Prof. Antonio Piromalli e inserita nella sua Letteratura calabrese, è stata oggetto d’ attenzione e di positivi contributi critici da parte di grandi poeti e letterati fra cui Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani e Alessandro Fo.