F e r n a n d a R o m a g n o l i
Fernanda Romagnoli
e Il tredicesimo invitato:
un incontro attraverso gli anni
Con le poesie di alcuni poeti si ha un rapporto particolare, magico. Appaiono sulla nostra strada ripetutamente, invitandoci alla lettura, ad accoglierle nelle nostre case, nelle nostre vite. I versi di Fernanda Romagnoli hanno avuto su di me questo effetto.
Il primo contatto con le sue poesie risale a parecchi anni fa. Nel gennaio 1980, con un’ampia nota critica di Vittorio Sereni, venne pubblicato nella prestigiosa collana di Garzanti, dall’elegante copertina cartonata, Il tredicesimo invitato. Alcuni anni dopo, non ricordo esattamente quando, ne trovai alcune copie, a prezzo ridotto, sugli scaffali di una libreria. Ne aprii una, la sfogliai, me ne innamorai, come se avessi trovato il libro che cercavo e desideravo da tempo. Le acquistai tutte, alcune successivamente le regalai ad amici poeti.
A favore de Il tredicesimo invitato si espressero critici e poeti importanti (fra i quali Carlo Betocchi e Attilio Bertolucci), ma quando la Romagnoli, dopo una lunga e dolorosa malattia, nel 1986 si spense il suo nome era quasi dimenticato, in pochi la ricordavano.
Incontrai di nuovo i versi della Romagnoli nell’antologia, pubblicata nel 1994 dall’editore Campanotto, intitolata Una strana polvere. Altre voci per i nostri anni, curata da Paolo Lagazzi e Stefano Lecchini, entrambi nati a Parma. Il libro conteneva i testi di 14 poeti, fra cui quelli del parmigiano Pier Luigi Bacchini che l’anno precedente, con la raccolta Visi e foglie, aveva vinto il Premio Viareggio. In questa antologia (che meriterebbe di essere aggiornata, ampliata e ristampata), la poetessa è presente con dieci componimenti tratti da Il tredicesimo invitato.
Cinque anni dopo, nel numero 126 (marzo 1999) della rivista “Poesia”, lessi il breve saggio, intitolato L’anima in disparte, che Donatella Bisutti dedicava alla Romagnoli. L’intervento critico era accompagnato da poesie inedite e quasi per caso ritrovate che confluirono in seguito nel volume Il tredicesimo invitato e altre poesie (Scheiwiller, 2003). Così iniziava il saggio della Bisutti: «Ci sono poeti che hanno un destino di silenzio, anche se a tratti sembra che la gloria, o la fama almeno, li abbia per un attimo baciati. Il silenzio, in vita o in morte, tranne che per qualche breve istante, pare essere il destino di Fernanda Romagnoli, poetessa romana morta nell’86 all’età di settant’anni. Di lei poeti come Bertolucci e Sereni hanno parlato come una delle voci più alte del nostro Novecento». La Bisutti rivela inoltre che ad avvicinarla e a farle scoprire le poesie della Romagnoli è stato lo scrittore Paolo Lagazzi «il quale una sera che mi trovavo ospite nella sua casa di Parma affacciata sul fiume, mi mise in mano Il tredicesimo invitato».
Nel 2022, dopo quasi vent’anni, la casa editrice Interno Poesia pubblica la corposa antologia della Romagnoli intitolata La folle tentazione dell’eterno. Il libro, curato da Paolo Lagazzi e Caterina Raganella (figlia della poetessa) si avvale di una accurata “Nota filologica” di Laura Toppan e Ambra Zorat autrici anche della “Bibliografia”. Caterina Raganella con discrezione fornisce brevi cenni sulla vita della madre e mette in risalto l’importanza di Attilio Bertolucci «che diverrà un fondamentale punto di riferimento nel suo percorso poetico e amico insostituibile».
Autore del saggio di oltre sessanta pagine che apre il libro e ci guida alla sua lettura, dal titolo In sangue e in fuoco: le vertigini dell’anima, è Paolo Lagazzi, che a sua volta confida quasi chiudendo il cerchio «Quando, in un anno lontano, durante un’estate appenninica a Casarola Attilio Bertolucci mi prestò Il tredicesimo invitato di Fernanda Romagnoli, non sapevo ancora nulla di questa tragica e struggente, ferita e sublime poetessa». L’indagine critica è sapiente, documentata, appassionata, di vasto respiro, scritta con la mente e con il cuore, come succede quando parliamo di un poeta che conosciamo, ammiriamo e amiamo. «Per parte mia sono pronto a sbilanciarmi:», afferma Lagazzi, «Fernanda Romagnoli è la più grande poetessa italiana del Novecento».
Certi versi, proprio come quelli della Romagnoli, appaiono, scompaiono, riaffiorano improvvisamente alla luce, continuano a incontrarci.
Giancarlo Baroni
Fernanda Romagnoli, La folle tentazione dell'eterno,
a cura di Paolo Lagazzi e Caterina Raganella.
Nota filologica di Laura Toppan e Ambra Zorat, InternoPoesia, 2022.
Da Berretto rosso
Massaia
E s’affanna, massaia poco accorta
che ha dissipato l’ore del mattino,
che il mezzodì – ragno divino – ha colto
nella rete del fare e del non fatto.
E già il passo dell’Ospite è alla porta.
Io
Quella donna dal viso indifeso
– un poco sfiorita –
che passa nello specchio
in una scolorita veste rossa,
senza fruscio, di fretta,
rialzando sul capo i capelli
con mano distratta:
quella donna dall’anima dimessa
dicono che son io.
Da Il tredicesimo invitato
(1980)
Il tredicesimo invitato
Grazie – ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano – lui ascolta.
Fra tante risa – cerca di sorridere.
Inetto, benché arda,
a sostenere quel peso di splendori,
si sente grato se alcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito «Sto per piangere!»
E all’improvviso capisce
che siede un’ombra al suo posto:
che – entrando – lui è rimasto chiuso fuori.
Tu
Tu, che chiamiamo anima.
Colore negro, odore ebreo. Tu profuga,
tu reietta, intoccabile. Tu transfuga
dal soffio dell’origine.
Non ti spetta razione, né coperta,
né foglio di reimbarco.
Per registri e frontiere
non esisti.
Ma in sere come queste, di cangianti
vaticini fra i monti,
ad ogni varco
può apparire improvvisa la tua faccia
d’eremita o brigante.
«Fronda smossa,
pietra caduta…» trasale in sé il passante
che la tua ombra assilla
di crinale in crinale,
mentre corri ridendo nell’occhiata
del cielo, che ti nomina e sigilla.
Da Fernanda Romagnoli, La folle tentazione dell'eterno, InternoPoesia, 2022.