L’imprenditoria migrante fra concorrenza e integrazione
In un periodo storico contraddistinto da notevoli difficoltà economico-sociali, legate all’andamento del mercato globale e globalizzato, chi sta percorrendo una strada in controtendenza con maggiore continuità è proprio la comunità “migrante”, composta da un variegato insieme di nazionalità ed etnie.
Se i cinesi hanno occupato fin dagli anni 90 un ruolo predominante nello sviluppo dell’imprenditoria industriale manifatturiera, con l’arrivo del nuovo millennio varie comunità si sono posizionate all’interno del mercato del lavoro investendo nei settori commerciali a loro più affini culturalmente ed economicamente.
Turchi e pachistani hanno aperto attività legate prevalentemente alla ristorazione; gli indiani hanno unito a questi settori quello dell’abbigliamento e dell’oggettistica; i migranti centro e nordafricani si sono invece concentrati sullo sviluppo delle attività commerciali legate all’estetica e alla comunicazione, in particolar modo parrucchieri, phone center, e artigianato locale.
In conclusione, nonostante manchino strategie politiche di integrazione, il tessuto imprenditoriale straniero sta conoscendo una continua fase si sviluppo.
Pur non esistendo un supporto istituzionale che informi gli stranieri dei loro diritti e doveri, rendendoli dei cittadini più consapevoli, si sta progressivamente formando una rete trasversale con l’intento di superare le diversità delle identità migranti, spingendo verso una sempre più necessaria integrazione fra società indigena e la comunità multietnica che vive nel nostro Paese.
Andrea Ruffi