Per me fotografare è la ricerca della bellezza tramite l’interpretazione della luce e del momento. Sono cresciuto a Firenze, circondato dal patrimonio culturale dell’umanità e questo ha influenzato molto la mia percezione critica dell’estetica. Allo stesso modo in cui il sole disegna il corpo del Perseo in Piazza Signoria, io posso disegnare il corpo di una persona e dipingerlo muovendo le luci nel mio studio.
Il mio processo prevede l’estraniazione del soggetto dal tempo e dallo spazio. Un’astrazione che renda il soggetto e quell’attimo eterno senza alcun riferimento al contesto in cui ho scattato. Spesso mi sono ritrovato a commentare: “Questa non è la persona che conosco, ma la sua idealizzazione che io ho creato”. A questo proposito mi aiuto con il nudo, il corpo umano nella sua originalità immutabile, eliminando i vestiti, destinati a mutare colle mode e coi tempi. Anche lo sfondo astratto o neutro svolge un ruolo fondamentale nella decontestualizzazione. Il soggetto è perso in uno spazio infinito o in uno scenario solitario.
La luce è il mio strumento di lavoro, molto più che la mia macchina fotografica. In studio posso avere un controllo totale della luce grazie ai flash, posso disegnare il corpo umano a mio piacimento grazie alla luce artificiale. Negli ultimi tempi però mi sto adoperando per riuscire a controllare efficacemente anche la luce solare diffusa e riflessa che riesce a fornire una dolcezza avvolgente sui lineamenti.
Sto lavorando a un progetto personale “Searching David” dove voglio reinterpretare i canoni classici della bellezza maschile del Rinascimento fiorentino in chiave moderna. Il progetto è volutamente aperto e segue la mia evoluzione artistica. Da un inizio principalmente ritrattistico mi sto spostando sulla sperimentazione con materiali e ambienti.
S. Z.
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