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FEDERICA  CAROSSI

poesie edite da  Non ricordo l'inverno , Marco Saya Edizioni, 2023

Non mi importa di Milano,

dell’orologio della stazione

della collera dei vecchi

degli atei dei disperati

 

non di domani

né dei giorni troppo corti

o delle ore quiete

 

- ci ameremo in anticipo

e faremo rumore.

 

 

 

 

Viviamo addosso

l’entropia delle cose,

la poesia di Dylan Thomas

il desiderio insopportabile

di essere altro - un atto di fede

 

verso rum e mi rivesto,

apprendo Bukowski

accendo una sigaretta

e mi consumi.

 

 

 

 

 

Condono la vita

in un pomeriggio senza memoria.

Lascio indietro tutto

in un giorno di sole - di te amo

l’anima e la dimenticanza.

 

 

 

 

 

 

Lasciamo i progetti agli infelici,

per noi teniamo un paravento,

un prato e un mazzo di carte.

Ti gioca dentro la primavera,

non ne sai niente dell’inverno

- nella fretta di sole che abbiamo.

 

 

 

 

 

 

Siamo la sola cosa vera

e non abbiamo niente

 

- non ho bisogno d’altro -

 

come quel giorno,

abbiamo pagato il caffè

con il ricordo di sempre.

 

 

 

 

 

 

 

Ho paura di morire.

Resisti - dicono - resisti e ricorda.

Due vecchi mano nella mano,

quanto ho pianto quando hai detto

- quelli saremo noi.

 

 

 

 

 

 

 

Avevi vent’anni - il senso del mare

ma stavi in fondo a una mensa di reparto

a imboccarmi la cena.

Sei stato tutto quella sera,

da allora raccolgo l’anima

con un cucchiaio.

 

Certe cose non le danno in televisione

ma sono vere lo stesso.

 

 

 

 

 

Non c’è motivo,

si potrebbe impazzire a cercarlo

e tu cerchi solo fiato

e piedi buoni

per calpestare l’Atlantico.

 

 

 

 

Inseguivo

le ombre di piazza Cadorna,

la fretta dei treni

- inseguivo anche te - per dirti

che l’hai lasciata qui, l’America.

 

 

 

 

 

Il tempo è una sfera di neve

- ogni sera lo capovolgo,

il tuo abbandono cade e si deposita

sul fondo.

 

 

 

 

 

 

Non ricordo l’inverno,

c’era il mare nelle strade di Milano

e amore anche nell’addio.

Le rondini dei tuoi passi

oggi sono distanze

- restituiscono la primavera.

 

 

 

 

Federica Carossi è laureata in Lettere Moderne e vive a Milano. Terza classifi­cata nella terza edizione del Premio letterario nazionale “Arese Città dei Moto­ri – Premio Carlo Cultrera”, ha partecipato con una selezione di versi all’anto­logia « Le voci del tempo» di Morellini Editore, 2021 e con un’altra selezione di versi all’antologia poetica «S-cambio» di Morellini Editore, 2022. È inoltre presente con un intervento nella raccolta « LoveStories» dello stesso editore, diretta da Elena Mearini e Anna di Cagno. Scrive sul blog letterario www.fede­ricacarossi.it , « Non ricordo l’inverno» è il suo libro di esordio poetico.

FRANCESCA  RAGOZZINO

inediti da  IO (TU)

                                                             Sinossi

 

Le poesie contenute in questa silloge sgorgano dal sentire viscerale dell'autrice e costituiscono la traccia di un'esperienza che non ha potuto concretizzarsi in vitalità e nutrimento, ma che lascia  il vuoto e l’amaro di qualcosa di abortito. 

I componimenti di Francesca Ragozzino danno voce e corpo all'esigenza che resti qualcosa di concreto e tangibile, quando sembra perso ogni slancio vitale. Anche "Ora che non c'è più niente da dire, [...], da aspettare, [...] da ascoltare, [...] da sentire", nell'animo persistono "Rimanenze": sono un'attesa "senza lucidità", "paura di dimenticare" e "il peso" di quello che non torna nella forma in cui si vorrebbe.

Il desiderio profondo di trattenere ciò che si è visto manifestarsi e che ora viene meno, conduce a “tener[lo] stretto” con “le ossa e i tendini” e “le vene”, fino a sanguinare, in una “epistassi da ogni parte”. 

Come il sangue, ciò che è dentro erompe: il dolore che nasce dal mancato riconoscimento della propria natura più intima, ora necessita bramosamente di venire fuori per essere visto e trasformato.

 Si crea una dimensione nuova di apertura verso l’esterno, che è insieme soglia attraverso cui lasciare entrare o da cui lasciare scaturire nuova luce.

La poesia diventa allora un richiamo necessario e imprescindibile, perché conduce a un cammino vivificante, di consapevolezza, pur senza risoluzioni definitive. La poesia resta, a dispetto di ogni assenza:

“il solo modo concesso

Di percorrerti ancora adesso

Che la paura è svanita

Ma il nodo no”

 

Sotto-vuoto

 

Con lo stesso alfabeto di vuoti

abbiamo creato una lingua nuova.

Tu parli la sete, io il dubbio.

Tu parli l’assoluto, io l’impeto.

 

Chilometri di dialogo

mai interrotti,

mentre, a turno, ci affondiamo colpi

da dentro a dentro.

 

E il mondo continua a guardarci

come un passante incuriosito

 

dalla conversazione tra due sordomuti.

 

 

 

F23

 

C’era uno spazio

di manovra cieca.

Uno spazio su misura

per fragilità potenti.

Sotto le nostre dita

c’era la neve a Žižkov.

 

 

 

 

 

Gravità

Non ha peso il mio corpo

si leva sulle braccia

come piuma.

Non sono grave

non gravo

sono leggera

 

sono intera.

 

 

 

Sine Cura

Ti espello gradualmente.

Sei febbre

sei giunture lancinanti

disgusto per i miei cibi preferiti,

due pugnali attraverso le orbite

degli occhi.

Sei tachicardia,

il sale nei liquidi.

Sei ferita plutoniana

che si ripresenta senza cura.

Tutto quello che ho negato

 

e che mi abbandona gradualmente.

 

 

 

Fuori fuoco

Ogni giorno

al risveglio

ti vedo più lontano.

Come dalla spiaggia di  Capo Vaticano

si vede lo Stromboli,

così privo di nitidezza

 

da sembrare surreale.

 

 

 

Via

Altri occhi conosceranno

le isole Egadi,

Altre mani scorreranno

sulle rocce sedimentarie.

Una nuova creatura si stupirà

del colore del tufo.

E tu, devoto a perpetua mutilazione cicatriziale,

 

Passerai ancora dal via.

 

 

 

I doni dell'abbandono

 

Seppelliamo tutte le lame che

ci hanno ridotto in brandelli

fino alle arterie.

Concimiamo il terreno col dolore,

aspettando un prato di fiori di seta su cui rotolarsi.

Diamoci la voce, il petto, le spalle,

la testa, le braccia,

fino a che il sangue possa scorrere libero

 

ancora.

 

 

 

9000

Non ricordo più molte parole della tua lingua.

Non ricordo il freddo.

Non ricordo i numeri e le direzioni dei tram.

Non ricordo quasi più il profumo dei croissant e del kip curry.

Ricordo ancora le strade, i treni, le stazioni, le corse.

Ricordo le case e qualche sguardo.

 

Ricordo la tua casa.

 

 

 

Ora blu

C è un'ora in cui non si può scrivere,

non si può vedere, non si può desiderare di avere.

C è un'ora più liquida delle altre

che corrode gli slanci.

C è un'ora che mi inchioda, prima che io possa guadarla.

In cui i profumi si possono toccare

e il sole è grigio perla.

È la stessa ora in cui si vede mare dove non c' è

e l'aria prende fuoco.

 

 

 

 

 

Francesca Ragozzino è nata a Reggio Calabria nel 1990. Dopo gli studi dedicati alle lingue straniere in Sicilia, trascorre un anno nelle Fiandre, dove lavora per un’agenzia di comunicazione e insegna italiano.

Nel 2017 si trasferisce in Toscana, dove attualmente vive e insegna lingua inglese in un istituto professionale. E’ attiva nel panorama culturale e artistico della città di Prato.

Insieme alla passione per i viaggi, l’astrologia, la fotografia e il teatro, da sempre la poesia si è fatta spazio nella vita dell’autrice, che fino a oggi non ha mai sentito l’esigenza di pubblicare.

Poi qualcosa è cambiato. E’ nato il desiderio di trasformare il magma interiore in fonte luminosa e irradiante per ricucire gli strappi, per riconoscersi nel mondo e per essere riconosciuta attraverso parole in cui si rispecchia la vita, coi suoi cicli e le sue ripartenze.

 

 

 

 

 

 

DORIS  BELLOMUSTO

da "Nuda", Ladolfi Editore, 2022

Al cuore di chi legge

 

Non so spiegare cosa sia per me la poesia, ma

credo sia giusto presentarmi a chi mi legge. Scrivo

versi imperfetti, cercando di avere sempre cura del

suono che creano le mie parole, della musica o del

rumore che possono fare nel cuore dell’altro. Scrivo

per alleggerire il carico dei giorni, per stanare

l’anima che si nasconde nella prosa ordinaria della

quotidianità.

La poesia si nasconde e io la cerco negli aspetti più

prosaici del mio vivere, ma la poesia è anche nascondiglio

e riparo. Mi veste la poesia e nello stesso

tempo mi spoglia. Indosso abiti leggeri quando

scrivo, mi spoglio delle mie convinzioni e scopro

aspetti inediti del mio mondo, ma soprattutto del

mio modo di stare al mondo. La poesia mi svela un

segreto da niente, ma che spesso si dimentica, mi insegna

che non si sta al mondo, si sta nel mondo.

È un tuffo, un’immersione questa mia poesia e io

spero di fare un po’ di bene a chi mi legge.

 

 

Bastarda

 

Nudi e senza pudore

i poeti lasciano in eredità

solo la vergogna che non hanno.

La mia poesia è un ridicolo reato:

un atto impuro in luogo privato.

Avido il mio cuore

cede al dolce inganno

anche stasera

e scrivo versi maldestri

ché dei poeti io non ho la purezza.

Io nasco bastarda.

 

 

Mai sazia

 

In me l’amore

è maldestro maestro

di arti marziali

di minuto in minuto

inciampa

e muore e nasce

senza perché.

È il disastro

che mi disarma il cuore

e fa di me una creatura

lieve e minuta

mai sazia di luna.

 

 

Il perdono

 

Il perdono è una bambola monca

un ciliegio che si offre all’abbandono

un sogno in dono

agli occhi di un cieco

un taglio netto al cuore.

È nell’osceno sacrificio di Isacco

nello scacco matto di Kurt Cobain.

Il perdono non gioca a carte

non sa contare

sa mietere e seminare,

raccogliere e ricominciare.

 

 

 

 

La luna di Agnese

 

Dice Agnese

che se la luna è piena

la nuvola sogna tempesta

la notte è dei gatti in calore

dei matti in amore

e non dormono le donne impazienti.

Dice Agnese

che la luna è una zingara

e sa leggere le cose leggere:

la bellezza spavalda della tempesta;

la selvaggia innocenza dei matti;

e l’amore stupido degli umani.

 

 

 

 

Domenica

 

Ho lo sguardo di uno scoiattolo svelto

il muso duro di un mulo testardo

la testa fra le nuvole e capelli grigi

come pioggia a Novembre.

Col coraggio di una rosa

sono tornata a casa.

Ho visto la facciata dal basso

una platea di fiori viola

applaudiva alla mia vita.

In tasca ho un segreto in meno.

 

 

 

 

 

Una pozzanghera

 

Di sera ho gambe stanche

e negli occhi acqua e sale

la pelle è carta straccia

i capelli fili d’erba calpestata

divento un sentiero sconosciuto

e mi scopro attenta

al seno che annuncia luna nuova

al piede che chiede terra ferma

alla mandibola che tira la carrucola

dell’ansia trattenuta e mescola

al sorriso il vitreo sospetto di non essere

nient’altro che nuvola, pulviscolo,

minuscolo miracolo

con nome proprio e codice fiscale.

Di sera ho pensieri di pietra e cemento

e in bocca l’aspro odore della pioggia

divento una pozzanghera allegra

e aspetto il salto audace degli amanti.

 

 

 

 

 

Doris Bellomusto si è laureata in lettere classiche presso l’Università della Calabria, insegna materie letterarie presso il “Liceo G. Pascoli” di Barga (LU), dove vive dal 2011. Non ha mai dimenticato né i suoi studi classici né le sue radici meridionali. Dalle sue inestinguibili nostalgie sono nate le raccolte di poesie “Come le rondini al cielo”, edizioni “Tracce”, Marzo 2020; Fra l’Olimpo e il Sud, Poetica edizioni, Luglio 2021; Nuda, Ladolfi editore, Giugno 2022.

 

 

 pioggiaobliquascritturedarte@gmail.com

 

 


 

" Pioggia Obliqua una rivista

affermata e prestigiosa."

 " Un grazie di cuore a 

Pioggia Obliqua i cui molti meriti nei riguardi della poesia non saranno mai abbastanza sottolineati."

 

Alessandro Fo

 

 

" Saprà o vorrà ancora la forza accumulata (...) resistere alla forza di omologazione che la tecnologia sembra inevitabilmente portare in seno?(...) Prevedo un lungo periodo di 'agonie', voglio dire di lotta (...) sarà probabilmente quella la forma e la sostanza del poetare che ci aspetta."

 

Mario Luzi

Da un suo scritto per Pioggia Obliqua a proposito

del  'senso di fare  poesia', gennaio 1996

 

 

" Io credo che un pò di silenzio ci faccia bene, c’è un coro di voci “troppo alto”, sgraziato, che ci sommerge, e non mi riferisco solo alla letteratura. In questa specie di “frullato” che siamo costretti ad ascoltare quotidianamente, il valore delle cose si perde.

 

Se c’è un attimo di riflessione, di

silenzio, la parola scritta o detta assume maggiore rigore."

 

 

Antonio Tabucchi

 

Intervista rilasciata a Luigi Oldani e

Elisabetta Beneforti per Pioggia Obliqua 

 

 


" Il sito Pioggia Obliqua mi ha "donato questa nota sul mio libro (...), ma l'intero sito è da seguire."

 " (...) e un ringraziamento per tutto ciò che P.O. fa per il mondo della poesia."

 " (..) E la stima è da me ricambiata verso il vostro prezioso sito!"

 (...) sempre attenti e preziosi gli amici di "Pioggia Obliqua".

 

Bruno Galluccio

 

 

" Un bel luogo d'incontro tra scritture."

 

Matteo Pelliti

 

 


" Non so dire se la bellezza salverà il mondo, come pensava Dostoevskij, ma mi piace pensare che sarà così. In fondo, già Stendahl sosteneva che "la bellezza non è che una promessa di felicità". 

 

Vittoria Franco

per Pioggia Obliqua

 

 

" Agli amici tanto tanto amati di Pioggia Obliqua, poeti invincibili della vita, il mio abbraccio umile e il mio ringraziamento, per mantenere la poesia come unica veritá nel mondo."

 

Daniel Fermani Gonzales

 

 

 

 

" Rivista preziosa, che seguo da tempo."

 

Alfredo Rienzi

 

                 

 

 

 

                    

 

 

                  

 

                       Consigli di lettura

 

 

    

 Nella omonima rivista cartacea 'Pioggia obliqua rivista di letteratura e culture', pubblicata negli anni Novanta, una intervista a
Antonio Tabucchi,
Edoardo Sanguineti,
Mario Luzi. 
Un testo di Valerio Magrelli. 
Mario Luzi, Luigi Baldacci, Patrizia Valduga, Attilio Lolini, Gabriel Cacho Millet, Marco Marchi e Loriano Gonfiantini rispondono
sul senso di fare poesia in quegli anni.
Risposte attualissime.

 

 

 

 

 

 

 

 


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